La Nuova Sardegna

Sassari

Bruciò la casa della compagna, arrestata

di Gianni Bazzoni
Bruciò la casa della compagna, arrestata

La donna fermata dalla polizia a un mese dal grave fatto: non aveva gradito la fine della relazione e l’allontanamento

19 settembre 2017
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SASSARI. Nei momenti drammatici in cui la casa bruciava e il fuoco metteva a rischio anche l’incolumità dei residenti dell’edificio di via Napoli 41, lei era in contatto telefonico con la ex compagna - con la quale si era interrotta una tumultuosa relazione sentimentale - e le inviava messaggi con pesanti minacce. Uno in particolare quello più significativo: «Se mi fai arrestare ti ammazzo».

Ieri mattina gli investigatori della squadra mobile della questura di Sassari, guidati dalla dirigente Bibiana Pala, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Tiziana Cocco, 40 anni, sassarese. É accusata di avere causato l’incendio dell’appartamento di via Napoli 41 che nella tarda serata del 7 agosto aveva fatto scattare l’emergenza - rientrata solo dopo circa cinque ore di duro lavoro dei vigili del fuoco - e messo a rischio la vita di diverse persone. Per ragioni di sicurezza lo stabile era stato evacuato. Dopo le formalità di rito negli uffici della questura, la donna - che ha una duplice condanna (maggio e novembre del 2014) per atti persecutori - è stata trasferita nel carcere di Bancali a disposizione del sostituto procuratore Giovanni Porcheddu, titolare dell’inchiesta, e del giudice per le indagini preliminari Giancosimo Mura che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare.

Vendetta annunciata. «Vedrai, te la farò pagare», questa la minaccia pronunciata da Tiziana Cocco quando dopo l’interruzione della relazione sentimentale con Rossana Burreddu, 50 anni, anche lei sassarese e titolare dell’appartamento incendiato, era stata costretta a lasciare la casa. Il rapporto si era interrotto dopo tre anni di convivenza non proprio serena, tanto che - secondo quanto accertato dagli investigatori - c’erano già stati atti violenti e aggressivi da parte dell’indagata (prontamente denunciati dalla vittima).

L’incendio. La sera dei fatti, Tiziana Cocco aveva telefonato a Rossana Burreddu per chiedere di poter entrare nell’appartamento per recuperare degli effetti personali. E siccome non aveva restituito le chiavi della casa, sarebbe entrata proprio nel momento in cui erano assenti la proprietaria e la figlia. Quella sera del 7 agosto, pochi attimi dopo che Tiziana Cocco era stata vista uscire dal palazzo di via Napoli 41, si era sprigionato l’incendio. Di chiara origine dolosa, ipotesi confermata da una serie di valutazioni tecniche operate dai funzionari dei vigili del fuoco.

Allarme. I vigili del fuoco e la polizia erano arrivati sul posto alle 21,15 insieme agli operatori del 118 e solo dopo quasi cinque ore di delicate operazioni - che avevano richiesto l’evacuazione dell’intero stabile e la messa in sicurezza del quartiere (erano presenti dei contenitori di Gpl) l’incendio era stato domato.

Le indagini. L’attività investigativa sviluppata dalla squadra mobile aveva mosso subito i primi passi decisivi. Gli accertamenti tecnici avevano permesso di accertare che l’indagata, proprio mentre l’incendio distruggeva l’appartamento, era in contatto telefonico con la vittima. Messaggi intimidatori e una pesante minaccia: «Se mi fai arrestare ti ammazzo». Poi le testimonianze importanti di alcune persone che avevano notato Tiziana Cocco uscire dallo stabile di via Napoli poco prima che le fiamme diventassero visibili anche dalla strada.

La misura cautelare. Gli elementi raccolti dagli investigatori della Mobile sono stati valutati come indizi gravi di colpevolezza dal magistrato titolare dell’inchiesta, tali da richiedere «come unica misura adeguata» la custodia cautelare in carcere. Il provvedimento emesso dal gip è stato eseguito ieri mattina: Tiziana Cocco, che ha nominato come difensore di fiducia l’avvocato Gianluigi Poddighe, è stata rinchiusa in una cella della sezione femminile del carcere di Bancali.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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