La Nuova Sardegna

Sassari

Ma chi si integra aiuta il commercio

Ma chi si integra aiuta il commercio

La storia di un bar e di un piccolo negozio che sopravvivono grazie agli stranieri

05 ottobre 2017
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SASSARI. Non solo serrande abbassate e cartelli con la scritta “Vendesi”. Nella parte bassa del Corso, proprio quella da cui arriva più forte il grido di disperazione, trovare un’attività commerciale che non sia gestita da cittadini stranieri ormai è complicato.

Eppure proprio da qui - da quest’angolo di città che ormai tutti chiamano ghetto - arrivano due storie di integrazione che raccontano l’altra faccia delle medaglia. Accanto ai bazar e alle botteghe etniche gestite prevalentemente da pachistani e nigeriani, pochi mesi fa hanno visto la luce due nuove attività commerciali gestite da sassaresi e tenute in vita - per stessa ammissione dei titolari - proprio dai tanti stranieri che vivono nei paraggi.

«Abbiamo rilevato l’attività qualche mese fa - racconta Emanuela Marras della frutta e verdura “Fresh fruit” - e sinceramente non abbiamo problemi con nessuno. È vero molti abitanti del quartiere si lamentano e hanno paura - continua la commerciante - ma noi lavoriamo prevalentemente con gli stranieri e qui dentro mai nessuno ci ha mai mancato di rispetto». Dall’altra parte della strada appena quattro mesi fa Iolanda Pinna ha rimesso apposto un vecchio locale abbandonato da anni e ha aperto il “Jo Caffè”, diventato in poco tempo il punto di ritrovo serale di decine di ragazzi stranieri. «La mattina - spiega la titolare del bar - facciamo prevalentemente caffetteria ed entrano da noi a prendere il caffè sia sassaresi che extracomunitari, ma la sera fino alle 23 la nostra clientela è composta per lo più da ragazzi africani. Se devo essere sincera - continua Iolanda Pinna - non ho mai avuto problemi con nessuno e se proprio devo dirla tutta in questi quattro mesi l’unica persona che ci ha fatto un danno al locale è stato un sassarese che tra l’altro ci conosce. Lo dico con assoluta certezza - conclude la donna - perché grazie alla telecamera che abbiamo installato fuori dal locale abbiamo potuto vederlo e riconoscerlo mentre spaccava la vetrata del bar a calci». (l.f.)

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