La Nuova Sardegna

Sassari

Fiume Santo, amianto nelle strutture da demolire

di Gianni Bazzoni
Fiume Santo, amianto nelle strutture da demolire

Preoccupazione per l’uso di esplosivo. I rilievi avrebbero rilevato la contaminazione in quasi tutte le aree da bonificare

08 ottobre 2017
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SASSARI. Ci sarebbe amianto ovunque nelle aree dei gruppi 1 e 2 di Fiume Santo che devono essere interessate dalle operazioni di bonifica, anche con l’impiego di cariche esplosive. Il risultato dei carotaggi e degli ulteriori rilievi - che tra l’altro risalgono a due anni fa - conferma le preoccupazioni manifestate finora e che avevano fatto emergere uno schieramento nettamente contrario alla demolizione della ciminiera con l’impiego di esplosivo. E proprio sul camino non sarebbe stato possibile compiere gli accertamenti per evidenziare la presenza di amianto per ragioni di sicurezza (perché una parte ha ceduto all’interno della lunga colonna). Così, finora, è mancata la chiarezza.

Sulla vicenda è intervenuto il senatore del Pd Silvio Lai, che aveva già preso posizione con una interpellanza.

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«Le nostre preoccupazioni e perplessità sui modi e sui tempi di completamento delle demolizioni e bonifiche dei gruppi 1 e 2 nella centrale di Fiume Santo – ha detto Lai – col passare del tempo aumentano e diventano sempre più forti. La stessa azienda aveva parlato dei primissimi mesi del 2018 come termine ultimo per la conclusione dei lavori, ad oggi tutto fa pensare che difficilmente queste scadenze potranno essere rispettate. Ci risulta infatti che - a parte interventi di modeste dimensioni - la parte più importante e delicata delle bonifiche, quella che riguarda le ciminiere e le caldaie, non sia stata ancora avviata. Su questo argomento abbiamo più volte sollecitato risposte e chiarezza».

Il parlamentare fa riferimento anche alle modalità di bonifica, demolizione e smaltimento dei gruppi obsoleti, e conferma che l’ipotesi delle micro-cariche e delle esplosioni continua a non convincere.

«Le ultime notizie ufficiali sul decomissioning dei gruppi 1 e 2 risalgono al mese di luglio – sottolinea Lai – quando era arrivato il parere positivo della Regione proprio per quanto riguarda le micro-cariche nell’ambito del procedimento dell’Autorizzazione integrata ambientale. Parere sospeso per attendere ulteriori verifiche che ad oggi non sono state rese note. Quello che ancora non è del tutto chiaro è quale sia il parere del ministero dell’Ambiente e se questo sia in qualche modo vincolante».

Il senatore del Pd sollecita il Ministero affinché compia una verifica accurata, «senza sottrarsi all’ assunzione di responsabilità di fronte a una situazione così incerta». Lai ricorda che sono stati gli uffici e i tecnici dell’Arpas di Sassari tra i primi a sollevare dubbi su quanto accade a Fiume Santo. «Malgrado tutte le rassicurazioni fornite successivamente dall’azienda – afferma il parlamentare – crediamo che debbano essere valutati con estrema attenzione dai soggetti istituzionali tutti i rischi legati alle polveri che verrebbero immesse nell’aria con le esplosioni e l’alterazione dell’ecosistema ambientale circostante su cui incide Porto Torres, Stintino e il Parco dell’Asinara».

La proposta è quella di una azione diretta dell’Arpas per «una attenta valutazione, nonché una campionatura di tutti i materiali pericolosi che potrebbero essere presenti, in particolare nella ciminiera che dovrebbe essere abbattuta con l’esplosivo, per escludere con certezza la presenza di amianto, che sinora è stata certificata solo dai proprietari. E gli interrogativi riguardano pure il tipo di esplosivo indicato nel progetto di demolizione e se sia utilizzabile in Italia».

Sulla vicenda - come spesso accade sulle questioni ambientali - si registra «una preoccupante alternanza di silenzi e ritardi, di modifica di progetti con il risultato che tutto è fermo». Nel frattempo oltre all’inquinamento rimangono anche tutti i problemi legati alla sicurezza di chi lavora nella centrale, se come è vero la presenza di materiali come l’amianto non è limitata alla solo ciminiera ma sarebbe presente in più parti del cantiere di decommissioning.

«Occorre assumere rapidamente una decisione condivisa – conclude Lai – dando certezze sulle procedure proposte e se la sicurezza non è garantita si riprenda il precedente percorso senza ulteriori ritardi».


 

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