La Nuova Sardegna

Sassari

Viale Trento, il Tribunale dice no allo sgombero

di Nadia Cossu
Viale Trento, il Tribunale dice no allo sgombero

I presunti abusi edilizi nel palazzo a sei piani, revocato l’ordine del pm Scalas Già il Tar aveva dato ragione agli inquilini sulla legittimità della concessione

10 ottobre 2017
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SASSARI. È un punto a favore della difesa dei cinque imputati per i presunti abusi edilizi nella palazzina tra viale Trento e via Principessa Jolanda. Ma è un punto soprattutto a favore degli inquilini che vedono svanire l’incubo di dover abbandonare le proprie case.

Il tribunale di Sassari (il collegio era composto dal presidente Salvatore Marinaro e dai giudici Silvia Guareschi e Valentina Nuvoli) ha revocato l’ordine di sgombero dell’immobile emesso dal pubblico ministero Carlo Scalas lo scorso 13 luglio (in esecuzione del decreto di sequestro preventivo firmato dal gip).

Il collegio ha accolto l’istanza degli avvocati che avevano dalla loro parte anche la sentenza del Tar con la quale era stata rilevata la legittimità della concessione. L’edificio di sei piani era finito nelle aule del tribunale insieme alla famigerata pratica Ingeman. Ai residenti – dieci famiglie in tutto – erano stati concessi due mesi di tempo per liberare gli alloggi. «Ciò che non riusciamo a capire è proprio l’accanimento nei nostri confronti – aveva detto allora l’avvocato Giorgio Murino, che oltre a essere il legale che cura gli interessi degli inquilini, è parte in causa in quanto proprietario di uno degli appartamenti – Siamo la parte lesa, abbiamo acquistato convinti che tutto fosse in regola, non abbiamo commesso alcun reato e il pm continua a emanare provvedimenti di sgombero come se liberare quel palazzo sia di vitale importanza. Si parla di sovraccarico urbanistico e mi chiedo quanto possano incidere dieci unità abitative in una zona già così densamente urbanizzata come è viale Trento e dotata di tutti i sottoservizi».

Da qui l’ennesima opposizione al provvedimento che il collegio presieduto da Marinaro ha accolto. Scrivono persino, i giudici, che «venendo in rilievo il fondamentale diritto all’abitazione» e soprattutto in considerazione del fatto che la vicenda è complessa e che il tribunale amministrativo è arrivato a conclusioni «diametralmente opposte a quelle cui è pervenuto il consulente tecnico del pm», forse sarebbe stata opportuna «una posticipazione temporale dell’esecuzione del provvedimento di sgombero, quantomeno alla fase processuale in cui, nel contradditorio delle parti, sarebbe stata affrontata la legittimità del titolo abilitativo».

Il progetto di questa palazzina si è rivelato anche l’investimento più travagliato per Giovanni Manconi, costruttore, titolare della ditta Ingeman, che si ritrova sotto processo per abusi edilizi insieme a quattro dirigenti comunali che hanno istruito o avuto a che fare con la pratica urbanistica, accusati di abuso d’ufficio e falso: Giovanni Agatau, all’epoca responsabile dello sportello delle attività edilizie del Comune, Sebastiano Frau, dirigente dell’Edilizia privata, Giovanni Spada, responsabile del procedimento e Gian Marco Saba, sempre del settore edilizia.

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