La Nuova Sardegna

Sassari

Le ferrovie di viale Sicilia un patrimonio da salvare

di Paoletta Farina
Le ferrovie di viale Sicilia un patrimonio da salvare

Il complesso aperto alla cittadinanza con le Giornate d’Autunno del Fai Raccolta di firme contro il progetto Arst che rischia di cancellare vecchi impianti

15 ottobre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Le ferrovie di viale Sicilia si sono aperte alla città per le Giornate di Autunno del Fai che ieri, con un viaggio in diciotto tappe tra binari, capannoni, e carrrozze d’epoca e non, ha mostrato ai sassaresi un pezzo importante e poco noto della storia cittadina. Grande la risposta dei visitatori, tanti i bambini accolti all’ingresso con il dono di palloncini e, come spigliati ciceroni, i ragazzi dei licei Canopoleno e Scientifico Spano e del Polo Tecnico Devilla che hanno guidato i gruppi nella visita guidata.

La scelta fatta in quest’occasione dal Fondo Italiano Ambiente aveva non solo l’obiettivo di far conoscere un patrimonio storico che ancora produce economia, ma anche di far puntare l’attenzione su un progetto in corso che, se realizzato, rischia di far scomparire alcuni macchinari e attrezzature che caratterizzano le attività della ferrovia nel corso di oltre un secolo di vita. L’Arst, al quale sono passate le ferrovie della Sardegna, vuole realizzare un capannone di una sessantina di metri quadri come rimessa dei nuovi treni veloci e la collocazione è prevista nell’area dove sono presenti una piattaforma girevole degli Anni Trenta azionata a mano per l’inversione del senso di marcia dei treni, una gru del 1929 e altri macchinari come un respingente con pistone ad olio che attutiva la fermata dei convogli ferroviari, tra i pochi esempi esistenti in Sardegna e in Italia. «Simboli di lavorazioni ormai dimenticate, pezzi di archeologia industriale che sarebbe un peccato cancellare nel momento in cui si avverte sempre più forte il bisogno di tutelare quello che resta del nostro passato – dicono alla delegazione sassarese del Fai guidata da Maria Teresa Accardo –. Il progetto del capannone è ora all’esame degli uffici tecnici comunali. Ma esiste un’alternativa che tiene conto sia delle esigenze di servizio che della necessità di conservare un patrimonio importante: il capannone potrebbe essere collocato in un’altra area del vasto complesso ferroviario, senza compromettere impianti storici». Per sostenere la loro conservazione il Fai ieri ha avviato una raccolta di firme che già in mattinata contava decine e decine di adesioni.

Perché conservare il passato significa anche preservare il futuro della ferrovie di viale Sicilia. Una realtà ancora viva, dove operano 150 persone. Certo siamo ben lontani dai 500 addetti di vent’anni fa. Ma le officine sono ancora in funzione: Gianfranco Pinna, che ci lavora da 36 anni, ieri ha dato una dimostrazione alla forgia e al maglio, a tutti gli incuriositi visitatori, di come si lavora il ferro. È attiva la falegnameria, che restaura le carrozze più antiche, come quella reale, costruita nel 1913 e sulla quale viaggiò anche Benito Mussolini. E nella selleria, dove quattro dipendenti aggiustano e rimettono a nuovo i sedili dei convogli, ci sono professionalità da preservare. Certo, le ferrovie hanno conosciuto via via tagli e ridimensionamenti. Quella sassarese ha perso autonomia a causa dell’accentramento a Cagliari della maggior parte delle funzioni. Ma conserva tutto il suo fascino che si è potuto apprezzare anche nelle locomotive a vapore Breda, in fotografie e oggetti, e nella mostra per immagini realizzata dal fotografo Carlo Antero Sanna.

In Primo Piano
Politica

Sanità, liste d’attesa troppo lunghe La Regione: «Faremo interventi strutturali»

Le nostre iniziative