La Nuova Sardegna

Sassari

La latitanza di Zirottu tra assegni scoperti e truffe

di Gianni Bazzoni
La latitanza di Zirottu tra assegni scoperti e truffe

L’uomo era stato fermato dalla polizia in un bar dopo la fuga da Alghero Revocato il beneficio della semilibertà. L’ex collaboratore di giustizia è a Bancali

24 novembre 2017
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SASSARI. Revocato il beneficio della semilibertà a Gianni Zirottu, 53 anni, sassarese, l’ex collaboratore di giustizia catturato nei giorni scorsi - da latitante - perché non aveva fatto rientro nel carcere di Alghero dopo un permesso. L’uomo è ora rinchiuso nel penitenziario di Bancali.

Gli investigatori della squadra mobile della questura di Sassari, intanto, stanno portando avanti le indagini per ricostruire gli spostamenti di Gianni Zirottu nei circa venti giorni di latitanza.

Le tappe. A bordo della Panda rubata ad Alghero, Gianni Zirottu si è mosso in modo frenetico in Sardegna. In particolare gli investigatori della Mobile, guidati dal dirigente Bibiana Pala, hanno documentato il passaggio del latitante a La Maddalena, Palau, Santa Teresa di Gallura, Alghero, Castelsardo, Lu Bagnu e Sassari.

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Le truffe. Quando è stato fermato, davanti a un bar nel centro storico di Sassari, Zirottu aveva ancora un carnet con tre assegni in bianco: ne mancavano all’appello sette. Il sospetto che tutti - o quasi - siano stati utilizzati per mettere a segno truffe. Una è già stata scoperta a Sassari: l’ex collaboratore di giustizia aveva acquistato in una gioielleria del centro storico gioielli e un diamante per circa 1900 euro. Poi aveva monetizzato gli oggetti da un Compro Oro: era in attesa di una valutazione del diamante. Oggetti d’oro e diamante sono stati recuperati dalla polizia e riconsegnati al gioielliere.

La seconda truffa è stata realizzata a La Maddalena, in un negozio di abbigliamento dove Gianni Zirottu aveva comprato (sempre con assegno scoperto) vestiario per 700 euro. Il commerciante ha riconosciuto il “cliente” il giorno della pubblicazione della notizia dell’arresto (con foto) sul giornale. In giro dovrebbero esserci altri cinque assegni probabilmente utilizzati con le stesse modalità.

La casa. Dalle indagini della squadra mobile, con il coordinamento del sostituto procuratore della Repubblica di Sassari Angelo Beccu, è emerso anche che in più occasioni Gianni Zirottu avrebbe occupato una casa della quale aveva la disponibilità (per cause ancora in via di accertamento) delle chiavi.

Il passato. Gianni Zirottu è un personaggio dal passato ingombrante. E ancora oggi i suoi movimenti (come l’evasione e la latitanza tra la fine di ottobre e metà novembre) richiamano l’attenzione su diverse storie, anche recenti e con possibili collegamenti tra l’ambiente carcerario e la realtà esterna. Zirottu in più di una occasione ha legato il suo nome - pur con evidenti punti interrogativi - ad alcune vicende misteriose che hanno riguardato la Sardegna. Su tutte la storia dell'elicottero «Volpe 132» della guardia di finanza svanito nel nulla il 2 marzo del 1994 durante una missione nella costa sud-orientale della Sardegna. L’ex collaboratore di giustizia raccontò di avere partecipato a un traffico d'armi dalla Corsica e che l’elicottero venne abbattuto proprio dai trafficanti (con un missile terra-aria), sorpresi dall’arrivo di «Volpe 132». Una versione con troppi punti di vulnerabilità. Il suo racconto si era sgretolato di fronte alle prime verifiche, e nessuno poi gli aveva più creduto.

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