La Nuova Sardegna

Sassari

Aste e minacce: il pm chiede il processo per Sannitu, Casu e Tamponi

di Nadia Cossu
Il tribunale di Tempio dove si svolse l'asta
Il tribunale di Tempio dove si svolse l'asta

Il gup deciderà a marzo se rinviare o meno a giudizio l’ex vicepresidente della Regione ed ex sindaco di Berchidda,  un avvocato e un imprenditore

18 gennaio 2018
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SASSARI. Richiesta di rinvio a giudizio e udienza preliminare fissata per fine marzo. In quell’occasione il giudice deciderà se mandare o meno a processo Bastianino Sannitu, 62 anni, ex assessore regionale e vicepresidente della giunta Cappellacci, Antonio Stefano Casu, 53 anni, suo compaesano, e l’avvocato olbiese Luca Tamponi, 48 anni. Tutti e tre sono accusati di tentata estorsione e turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti si sarebbero cioè attivati, a vario titolo, per dare una mano a Casu a rientrare in possesso di un suo terreno acquistato a un’asta giudiziaria a Tempio dall’avvocato sassarese di 44 anni Alessandro Gosmino.

Le indagini. A condurre l’inchiesta che a luglio dell’anno scorso mandò agli arresti domiciliari i tre imputati (poi scarcerati) è stato il sostituto procuratore della Repubblica di Sassari, Giovanni Porcheddu. Tutto era partito da alcuni proiettili recapitati per posta, sotto Natale, a Gosmino. Poi si erano aggiunte le minacce. Lo scopo era quello di costringere il legale a cedere quel terreno e un’azienda agrituristica ma anche convincerlo a non partecipare a un’ulteriore vendita per un altro lotto dello stesso appezzamento.

Le pressioni. Secondo gli investigatori per raggiungere questo obiettivo sarebbero addirittura scesi in campo avvocati, politici e persino l’allora arcivescovo di Sassari monsignor Paolo Atzei chiamato in causa per mettere una parolina buona e spiegare che, per l’acquisto all’asta di quei terreni, delle «persone di Berchidda si erano offese».

Altri indagati. L’escalation di intimidazioni nei confronti di Alessandro Gosmino aveva avuto come conseguenza i tre arresti eseguiti dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Sassari tra Olbia e Berchidda. Ma oltre a Sannitu, Casu e Tamponi erano state indagate (solo per tentata estorsione) altre tre persone che avrebbero avuto un ruolo marginale. Si tratta dell’avvocato sassarese Michele Angelo Gavino Torre, di 51 anni, Antonello Gavino Beccu, anche lui di 51 anni residente a Olbia ma originario di Berchidda ed Emilio Gabriele Soddu, 60 anni di Berchidda, ex cognato di Casu. Nei loro confronti, al momento, non c’è una richiesta di rinvio a giudizio. È possibile che la Procura stia svolgendo ulteriori accertamenti proprio per definire la loro posizione nella vicenda.

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L’azienda comprata all’asta. L’azienda agrituristica “Il Cacciatore” – di proprietà di Casu – era finita nelle mani dell’avvocato Gosmino nel 2015, per poco più di 44mila euro. Al legale in seguito erano state recapitate due buste con proiettili e uno spezzone di miccia detonante.

La paura di Gosmino. Sannitu e Tamponi – secondo le accuse – avrebbero portato inoltre Gosmino a ritirasi da un secondo tentativo di acquisto. Il 21 febbraio l’avvocato si era iscritto a una nuova asta per comprare un lotto confinante con quello già acquistato. «Non ci vada proprio – gli avrebbe detto Sannitu durante un incontro a Sassari – lei a quell’asta non deve andare, ci parteciperà solo il Casu, perché quello è il suo terreno». Gosmino si tirò indietro e il terreno venne acquistato dall’avvocato Tamponi per conto del fratello di Sannitu, ritenuto dagli inquirenti un prestanome di Casu.

La difesa. I tre – assistiti dagli avvocati Nino Cuccureddu (per Sannitu), Guido Datome (per Casu) e Antonio Fadda (per Tamponi) – si sono sempre difesi: «Nessuna minaccia, nessuna estorsione – aveva detto Sannitu – solo l’interessamento per un compaesano che aveva perso un terreno all’asta e stava cercando di ricomprarlo». «Una vicenda surreale – il commento di Tamponi – il mio operato è sempre stato corretto, improntato sul pieno rispetto della legge, sull’etica e sulla deontologia professionale».


 

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