La Nuova Sardegna

Sassari

Dopo i cazzotti accuse e veleni nel M5S

di Vincenzo Garofalo
Dopo i cazzotti accuse e veleni nel M5S

Non si placa la tensione tra attivisti e fuoriusciti del Movimento. Tirotto: «Sono stato aggredito». Casu: «Un danno per tutti»

25 gennaio 2018
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SASSARI. Non c’è quiete dopo la tempesta che ha scosso il Movimento 5 stelle con l’addio del consigliere comunale, Marco Boscani, e con il duello a suon di cazzotti fra attivisti ed ex, che ha risvegliato i sonnacchiosi corridoi di Palazzo Ducale mentre nell’aula erano in corso i lavori dell’assemblea civica. I due contendenti che martedì pomeriggio si sono affrontati nella sede del municipio, l’attivista Andrea Tirotto, e l’ex grillino Marco Casu, continuano a lanciarsi accuse reciproche.

«Sono un padre di famiglia che non ha mai fatto uso della violenza, ho una reputazione e una professione che mi distingue per altruismo e impegno. Non sono un fomentatore di risse. Piuttosto sono stato vittima di un'aggressione fisica cominciata addirittura dentro l'aula consiliare e proseguita fuori, di cui porto i segni sul volto», ribadisce Tirotto. «L’atteggiamento di queste persone che hanno abbandonato il progetto 5Stelle per combatterlo, non fa un danno a me personalmente, ma a tutto il Movimento». Anche Marco Casu non arretra di un passo: «Non siamo persone rissose o esagitate. Sono stato aggredito solo perché sostengo le ragioni che hanno portato Boscani a lasciare il Movimento», spiega.

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«Mancanza di democrazia, esclusione di chi dissente dai diktat nazionali, tanto da non permettere ai non allineati di candidarsi alle Parlamentarie». Una situazione rovente che resta da gestire al coordinatore provinciale del Movimento, e capogruppo a Palazzo Ducale, Maurilio Murru. «Non voglio parlare dell’episodio successo in Comune, la violenza si condanna e basta, non si commenta», esordisce Murru, prima di sollevare scudi in difesa del Movimento.

«Chi dice che all’interno del Movimento ci siano regole antidemocratiche è in malafede. Siamo l’espressione più alta di democrazia. Il Movimento ha le porte sempre aperte. Alle nostre riunioni può partecipare chiunque, e anche se si avvicina per la prima volta, ha subito diritto di voto sulle decisioni che sono prese dall’assemblea», spiega dopo essersi sfilato la giacca e avere rimboccato le maniche.

«Come portavoce del Movimento, ho capito che esistono due tipi di persone che si avvicinano a noi: gli attivisti, che si dannano l’anima per perseguire il progetto comune e non chiedono nulla in cambio; e gli arrivisti, che di solito non si fanno vedere per mesi o anni, e si presentano quando si avvicinano le elezioni», precisa. «Molte delle persone che dicono di essere andate via dal Movimento perché non contestano il metodo delle Parlamentarie, in realtà erano scomparse da tempo. Si erano già autoescluse, perché noi non abbiamo mai cacciato nessuno».

Sulle parlamentarie Murru non accetta accuse: «In Sardegna sono state presentate 340 autocandidature, e ne sono state ammesse 260 circa. Chi ha presentato la propria autocandidatura ha accettato la regola in base alla quale l’ultima parola, insindacabile, spettava al capo politico, Di Maio, e al Garante, Grillo. Ora che si lamentino dopo essere stati esclusi mi sembra quantomeno strumentale, ridicolo». Neanche le diaspore spaventano Murru: «Sono corsi e ricorsi storici, che coincidono con le elezioni. Anche nel 2014 con le regionali e le comunali era successa la stessa cosa. Avevano addirittura creato una lista che aveva appoggiato il sindaco Sanna. Hanno preso meno dell’1 per cento e sono spariti – ricorda –. «Il Movimento invece continua a crescere, come attivisti e come consenso popolare».
 

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