La Nuova Sardegna

Sassari

La chiusura di Casa Manai riapre il caso Rsa

La chiusura di Casa Manai riapre il caso Rsa

L’Ats pensa a una riconversione della struttura. Per il sindacato occorre creare nuove residenze 

25 gennaio 2018
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BONORVA. L’incontro promosso dal sindaco Massimo D’Agostino, tenuto nei giorni scorsi nella sala consiliare del Comune, è servito non solo per chiarire una situazione piuttosto difficile e complicata che ha riguardato la chiusura della Rsa “Casa Manai”, allocata al secondo piano della struttura dell’ex ospedale. La decisione dell’Ats Sardegna, che ha coinvolto in prima persona diversi malati psichiatrici, destinatari di un repentino cambiamento logistico, che li ha portati alla nuova destinazione di Sassari, e ventuno operatori che lavoravano all’interno della residenza, comunque ricollocati dalla cooperativa Elleuno, è stata giustificata negli interventi di tutte le componenti della sanità pubblica territoriale, amministrative ed operative e dei rappresentanti sindacali.

La discussione ha poi riguardato il recupero alla funzionalità della struttura in chiusura e la necessità di crearne delle nuove. I dirigenti dell’Ats hanno parlato di un percorso iniziato già da mesi che dovrebbe portare a una riconversione assistenziale che dovrebbe prevedere più comunità integrate di tipo assistenziale. Una valutazione e un tipo di prestazione sanitaria residenziale che nel territorio, che pure ha al suo interno numerosi istituti utilizzabili, con qualche opportuno aggiustamento strutturale, operativo e funzionale, potrebbe essere realizzabile. Le strutture esistono, fanno osservare alla Federazione sindacati indipendenti (Fsi), che ha fra i suoi iscritti circa il 90 per cento degli operatori, anche se non sempre le regole vengono rispettate o fatte rispettare ed è importante vigilare anche sull’importanza dell’assistenza prestata dal personale sanitario, Oss ed altre figure professionali che, talvolta, devono sopportare turni massacranti e mansioni non proprie.

Sicuramente non è però semplice superare le difficoltà esistenti anche perché i gestori delle strutture, nate fondamentalmente per ospitare pazienti anziani, dovrebbero modificare il piano economico d’investimento per adeguarsi alle prescrizioni regionali per le prestazioni di assistenza sanitaria residenziale che prevede l’accreditamento e l’iscrizione in un registro regionale sulla base di precisi requisiti, assetti organizzativi e dotazione dell’organico. Requisiti e prescrizioni che sono trascritti in un contratto d’accreditamento che comporta non solo i relativi finanziamenti, ma anche la necessità di un regolare e puntuale controllo del rispetto dello stesso, osservano alla Fsi, sia per l’efficienza delle strutture sia per l’impiego del personale.

«La vertenza Rsa prossimamente sarà oggetto di discussione tra i vertici Ats e le parti sociali – si legge in un comunicato della Fsi – per far sì che si possano costituire strutture residenziali assistenziali anche private, all’interno delle quali anche il personale sanitario che vi opera abbia il giusto trattamento e dignità, nel rispetto delle regole e a evitare di indebolire un servizio sanitario essenziale».

Emidio Muroni

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