La Nuova Sardegna

Sassari

«Pestato soltanto perché volevo aiutare un giovane»

di Salvatore Santoni
«Pestato soltanto perché volevo aiutare un giovane»

Sennori, la testimonianza dell’agente di polizia preso a pugni e calci alla sfilata. L’uomo non è stato aiutato dai presenti, ha una prognosi di 20 giorni di cure

14 febbraio 2018
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SENNORI. Piazza Europa, nel centro di Sennori, compare all’improvviso all’incrocio tra via Roma e via Vittorio Emanuele. È un fazzoletto ricavato tra l’asfalto e il marciapiedi dove sabato scorso erano assiepati centinaia di figuranti per festeggiare il carnevale. C’era anche Marco - il nome è di fantasia - che è stato massacrato di botte dopo essere intervenuto per sedare una rissa tra ragazzi. Lui ha 42 anni, è di Porto Torres, e fa l’agente della polizia penitenziaria. Il branco non si è fermato nemmeno dopo che ha mostrato il suo tesserino. E le richieste di aiuto della moglie mentre lui era steso per terra non sono servite: nessuno avrebbe mosso un dito per aiutare il poliziotto. Marco si è rialzato con un occhio tumefatto, un ginocchio gonfio e una costola fratturata che gli spezza il fiato.

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«Quando è partita la rissa - racconta l’agente - il corteo si era bloccato perché stavano facendo passare i pullman di linea. Io ero di spalle e inizialmente non l’ho vista, ma mia moglie ha notato che a terra c’era un ragazzo in pericolo perché gli stavano dando calci in testa a raffica. E lei mi ha detto: «Fai qualcosa! L’ammazzano, l’ammazzano...». A quel punto Marco decide di muoversi per tentare di sedare la rissa, ma le cose si mettono male.

«Appena mi sono avvicinato - riprende il poliziotto - ho sentito strattonarmi da dietro e in un attimo mi sono ritrovato a terra. E poi è successo che gli amici del ragazzo che stavo soccorrendo si sono uniti in branco con gli altri e il bersaglio da colpire sono diventato io». La scena si consuma sotto gli occhi di tutti, con la moglie che urla a squarciagola chiedendo aiuto e nessuno a quanto pare muove un dito: il pestaggio va avanti nell’indifferenza generale. «Mia moglie urlava e mia figlia è rimasta sotto shock - dice ancora l’agente -. Poi sono riuscito a rialzarmi e sono andato verso il bar nella piazza. A quel punto i ragazzi stavano tornando alla carica e ho deciso di mostrare il tesserino dicendo: “Sono un agente di polizia”. In un attimo mi si è scagliato addosso uno dei tizi che mi aveva aggredito poco prima».

Il poliziotto decide quindi di identificare l’aggressore ma la situazione si infiamma ancora di più. «Quando ho provato a fermarlo - racconta ancora Marco - mi sono ritrovato di nuovo tutta la compagnia addosso e mi hanno ributtato a terra colpendomi dappertutto con una serie di calci».

Nel frattempo, qualcuno che assiste alla scena corre ad avvisare i carabinieri, che si trovano qualche centinaio di metri più avanti lungo il percorso del corteo per fare il servizio d’ordine durante la manifestazione. I militari arrivano in piazza Europa quando il branco si è appena dileguato e cominciano le prime ricerche degli assalitori. Qualche ora più tardi il medico del pronto soccorso prescriverà all’agente di polizia venti giorni di cure diagnosticando fratture alle costole e contusioni in varie parti del corpo. «Se qualcuno fosse intervenuto per aiutarmi forse sarebbe finita diversamente», conclude amaramente l’agente.
 

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