La Nuova Sardegna

Sassari

SUCCESSO DEL PROGETTO AGITAMUS 

Sport e inclusione, la lezione delle scuole

PORTO TORRES. Un progetto tra due quinte della scuola primaria e due terze della scuola secondaria dell’Istituto comprensivo 2 per ribadire il concetto che la disabilità diventa opportunità quando...

27 marzo 2018
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PORTO TORRES. Un progetto tra due quinte della scuola primaria e due terze della scuola secondaria dell’Istituto comprensivo 2 per ribadire il concetto che la disabilità diventa opportunità quando nel corso di tre mesi si ascoltano le storie di alcuni campioni disabili dello sport e quando si provano alcune discipline paralimpiche sperimentandosi istruttori (la secondaria con la primaria) delle stesse discipline.

Alunni protagonisti quindi ieri mattina sul palco della sala Filippo Canu, per raccontare la giornata conclusiva del Progetto “Agitamus. Quando il movimento e lo sport valorizzano la diversità” attraverso l’utilizzo di elaborati, manifesti e docufilm. Il progetto è stato finanziato con fondi comunali e coordinato dallo psicologo dello sport Manolo Cattari: i ragazzi hanno esposto agli adulti i lavori e ricordato tutte le fasi della loro partecipazione. Dalla riflessione sulle difficoltà e le potenzialità degli atleti disabili, al confronto con allenatori provando loro stessi alcune discipline paralimpiche come il torball, il sitting volley, il nuoto non vedenti e con disabilità fisica, il basket in carrozzina. Hanno poi individuato 8 aree fondamentali da curare e potenziare per permettere una piena inclusione della persona con disabilità nello sport, che comprendono fatica e impegno, opportunità, empatia, fiducia e affidamento, accessibilità, spostamenti, divertimento, sicurezza. Un lavoro importante che permetterà di gettare le basi - con la benedizione della dirigente scolastica Maria Letizia Fadda e della maestra referente Caterina Branca - per la creazione di una “Carta dei Diritti delle persone con disabilità nello sport”.

«É stata un’esperienza fantastica – ha detto Manolo Cattari – perché ho visto la spontaneità degli allievi che si sono presi tutto il tempo necessario per essere realmente all’altezza della situazione: mettersi nei panni di una persona non vedente nel Torball o di un paraplegico nel nuoto non è stato sicuramente semplice. L’esperienza rimarrà loro impressa perché l’hanno vissuta e insegnata e non solo ascoltata». (g.m.)

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