La Nuova Sardegna

Sassari

dopo il restauro 

Il mosaico delle Tre Grazie ricollocato nella domus di Orfeo

Il mosaico delle Tre Grazie ricollocato nella domus di Orfeo

PORTO TORRES. Da qualche tempo il mosaico raffigurante le Tre Grazie è ritornato nella sua collocazione naturale all'interno della splendida Domus di Orfeo, pronto per essere ammirato nella sua nuova...

10 maggio 2018
2 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. Da qualche tempo il mosaico raffigurante le Tre Grazie è ritornato nella sua collocazione naturale all'interno della splendida Domus di Orfeo, pronto per essere ammirato nella sua nuova veste già nel corso della duegiorni di Monumenti Aperti. Il pavimento, parte dell’abitazione patrizia di metà III secolo che trae il suo nome dal mosaico in cui è rappresentato Orfeo che suona la lira in mezzo agli animali, versava in pessime condizioni con un rigonfiamento e il distacco delle tessere dovuti all’umidità in un processo di degrado rapido e irreversibile al quale si legava, causa le condizioni microclimatiche dell’area, un affioramento di sali che rendeva poco visibile la scena raffigurata. Per evitare di perdere definitivamente questa meraviglia dell’epoca romana il Soprintendente Francesco di Gennaro aveva disposto un intervento di somma urgenza, affidato all’azienda Atramentum di Salerno. Dopo lo strappo, il reperto risanato nel Centro di restauro di Li Punti è stato ricollocato nello stesso punto su un supporto stabile con struttura a nido d’ape. «Approfittando del lavoro di restauro abbiamo pensato a una integrazione che aiutasse la lettura del mosaico con riproduzione in materiale differente e colore neutro» spiega Alba Canu, del Centro di restauro di Li Punti che con Gabriella Gasperetti, responsabile della sede operativa di Porto Torres della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro, ha condiviso la direzione scientifica delle operazioni. L’intervento ha permesso al personale della sede operativa turritana guidato sul campo da Gavino Canu di effettuare uno scavo sotto la pavimentazione. «Abbiamo trovato strati molto poveri di elementi datanti – rivela Gabriella Gasperetti –. Sono emerse strutture in blocchi di calcare regolari analoghi a quelli presenti alla base di altri edifici dell’area archeologica. Pare ci siano dei riadattamenti, perciò queste sono strutture leggermente anteriori a quelle della domus di Orfeo ma non troppo antecedenti perché la fase di primo impero scoperta nell’altra parte della domus è profonda oltre un metro e mezzo rispetto a queste».

Emanuele Fancellu

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative