La Nuova Sardegna

Sassari

Fugge con il figlio di 2 anni madre sotto inchiesta

di Nadia Cossu
Fugge con il figlio di 2 anni madre sotto inchiesta

Infermiera scappa dalla Francia e torna a Ossi: «Il mio compagno era violento» Lui si rivolge ai giudici: «Il bambino deve tornare a Nimes, lo ha rapito»

19 maggio 2018
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SASSARI. «Ti distruggerò». Quella frase risuona ogni giorno e ogni notte nella testa di Maria (il nome è di fantasia). Martella i suoi pensieri, le sue giornate, annulla la sua spensieratezza di giovane donna e di madre.

Maria ha trent’anni, fa l’infermiera ed è di Ossi. Lo scorso febbraio è fuggita dalla Francia – dove si era trasferita per inseguire l’amore – ma soprattutto è fuggita da un incubo. Quello nel quale, come lei stessa racconta, era piombata al termine della relazione con il suo compagno, francese, fisioterapista. Lo aveva lasciato perché «era violento» e così, a un certo punto, ha preparato le valigie, gli ha mandato una raccomandata per comunicargli la decisione di tornare in Italia dalla sua famiglia – «avevo paura di dirglielo a voce» – ed è partita. «Avevo presentato alla Gendarmeria diverse denunce per maltrattamenti e stalking. Ma venivano puntualmente derubricate a “informazioni giudiziarie”. E allora ho scelto di scappare dalla violenza, di mettere in protezione me e mio figlio e di trasferire le nostre residenze in Italia».

Purtroppo questa decisione dettata dalla disperazione era comunque “giuridicamente” sbagliata perché i giudici francesi – dopo la fine della loro convivenza – avevano stabilito l’affidamento condiviso e il divieto per lei di trasferirsi in Italia. E adesso la sua scelta coraggiosa le ha presentato il conto: Maria è sotto inchiesta in Francia per sottrazione internazionale di minore. Il ministero della Giustizia italiano ha ricevuto la comunicazione da quello francese e l’infermiera è stata convocata in questura a Sassari dove ha raccontato la sua versione: i soprusi e le violenze psicologiche subiti, la necessità di garantire al proprio bambino un futuro sereno.

Ma la giustizia segue il suo corso e il 23 maggio, nel tribunale per i minori di Sassari, si terrà un’udienza in camera di consiglio che è stata fissata in seguito al ricorso con cui il padre del bambino «ha chiesto in via d’urgenza – si legge nel documento firmato dal presidente Pietro Fanile – che questo tribunale ordinasse il rientro in Francia del minore o, in subordine, che ordinasse alla madre la consegna del minore al padre». Maria si è rivolta all’avvocato Antonio Secci che la difenderà dall’accusa di sottrazione di minore.

La storia e il tormento. «Ci eravamo conosciuti qui all’università – racconta Maria – Dopo la laurea, nel 2013, ci siamo trasferiti vicino a Parigi. Nel primo periodo di convivenza lui mi accusava di non avere una “intelligenza sociale” e che era suo compito “addestrarmi o istruirmi”. Denigrava tutte le persone con le quali mi relazionavo, diceva che non sapevo scegliermi le amicizie». Poi la decisione di avere un bambino «e da allora cominciarono le violenze psicologiche e le denigrazioni. Non potevo prendere le decisioni che mi riguardavano personalmente né affrontare le sue, che mi venivano imposte». Poi le minacce sempre più frequenti: «Lavoravamo nello stesso ospedale, mi fece terra bruciata. Diceva che mi avrebbe portato via il bambino e che mi avrebbe distrutto». Si fece raggiungere in Francia dalla mamma: «Un giorno durante una discussione sulla possibilità di tornare in Italia usò la violenza fisica contro di lei, io scappai scalza con il bambino in braccio e chiesi aiuto ai vicini, arrivò la polizia e lui fu allontanato da casa».

Aveva paura, Maria. Solo paura. E sapeva che il conforto della sua famiglia avrebbe potuto salvare lei e suo figlio. Oggi, a pochi giorni dall’udienza la sua unica domanda è: «Come può un padre strappare un bambino dalle braccia della sua mamma?».

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