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Peru: «Il carcere può essere un luogo di crescita e vita»

Peru: «Il carcere può essere un luogo di crescita e vita»

SASSARI. Il carcere è certamente un’esperienza che segna, ma può anche diventare un’occasione di crescita. Qualcosa che migliora le persone. Sul concetto delle “opportunità rieducative intramurarie”...

20 maggio 2018
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SASSARI. Il carcere è certamente un’esperienza che segna, ma può anche diventare un’occasione di crescita. Qualcosa che migliora le persone. Sul concetto delle “opportunità rieducative intramurarie” ha battuto molto il convegno che si è svolto ieri pomeriggio all’Hotel Carlo Felice. Il Rotary Club Sassari ha provato a sviscerare il tema mettendo per la prima volta a confronto operatori diversi, che gravitano tutti intorno alla realtà penitenziaria. Sono intervenuti infatti l’avvocato Luigi Esposito, presidente del Rotary Club Sassari, e Alessandra Cuccu, presidente dell’Incoming Rotary Club. Quindi il presidente del tribunale di sorveglianza Ida Soro, il presidente dell’ordine forense Mariano Mameli, e il presidente della Camera penale Marco Palmieri. Il senatore Ettore Licheri ha affrontato il tema “Lacune e prospettive legislative”. Molto interessanti le testimonianze di Luisa Diez, magistrato di sorveglianza, che ha parlato della funzione rieducativa della pena” e di Giampaolo Cassitta, dirigente del ministero della Giustizia, che ha spiegato come si svolge la rieducazione intramuraria. Poi è stata la volta del garante dei detenuti Mario Dossoni e di Maria Teresa Pintus, dell’Osservatorio Camera Penale. Michele Gallarato, educatore della casa reclusione Momone,ha parlato di l lavoro in carcere come impresa portando come esempio il progetto Galeghiotto sposato anche da Giovanni Sanna, titolare della società Studio Vacanze, che coniuga carcere e turismo sostenibile. Piergiorgio Poddigh ha illustrato il ruolo del Rotary mentre don Gaetano Galia, cappellano del carcere di Bancali, ha lanciato un toccante appello per salvare la cooperativa sociale Differenze, nel centro salesiano Don Bosco, che si occupa di inserimento lavorativo dei soggetti e che attualmente trova notevoli difficoltà a svolgere la propria attività.

A chiudere il partecipato convegno il consigliere regionale Antonello Peru, che ha raccontato la sua esperienza di detenzione durata sei mesi: «Nel carcere il rumore, l’angoscia e il tormento sono i soggetti principali che ti avvolgono e accompagnano nella quotidianità. Nonostante ciò, il carcere va vissuto e non subìto: quando si subisce si paga la doppia pena, quella che già limita il tuo corpo è quella che ti cattura e ti sottrae anche lo spirito. Aver vissuto, in grande serenità e pace in quella parte di mondo dimenticata ma che esiste, ed è quindi vita anch’essa, offre un motivo di esistere e un senso profondo anche a quel mondo. In carcere hai tempo per pensare e ti poni molte domande. Riesci ad uscire dagli schemi mentali ed entrare in contatto con la tua parte più vera: puoi riuscire a intendere, (non a capire) il vero scopo della vita. Intuisci che tutto ciò che accade ha un senso. Perciò quel luogo è vita e tu hai solo il corpo imprigionato, limitato dalla restrizione fisica, ma tutto il resto, la tua anima, il tuo spirito sono liberi e soprattutto in pace».

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