La Nuova Sardegna

Sassari

Riciclaggio, nove davanti al gup

di Nadia Cossu
Riciclaggio, nove davanti al gup

Nei guai titolari e dipendenti di Banco dell’oro. Indagini scattate dopo la morte di un pensionato

20 luglio 2018
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SASSARI. Tutto era partito da quella incredibile scoperta – nel 2012 – fatta dagli investigatori in un modesto appartamento di 30 metri quadri in via Maddalena, cuore del centro storico di Sassari.

L’antefatto. I carabinieri erano intervenuti nella piccolissima abitazione perché il padrone di casa – Ignazio Brundu, pensionato di 72 anni – era stato trovato morto, soffocato probabilmente da un rigurgito. Ispezionando tutti gli ambienti, come da prassi in situazioni di questo tipo, era venuto alla luce un vero e proprio tesoro: oltre 250mila euro in contanti e una quantità infinita di oggetti d’oro tra cui fedi nuziali, orologi, catene, medaglie, lingottini. Gran parte dei valori erano sistemati in luoghi diversi dell’abitazione e in una piccola cassaforte trovata aperta.

Le indagini. I carabinieri, nel tentativo di trovare una spiegazione alla presenza di tutto quel denaro e, soprattutto, dell’oro, avevano ricostruito la vita di Brundu, una persona umile che in tanti a Sassari conoscevano e chiamavano amichevolmente “Ignazietto”. Erano così arrivati ad accertare che il pensionato avesse frequentazioni con alcuni titolari di attività «Banco dell’oro» e in un primo momento si era fatta strada l’ipotesi che potesse essersi prestato per custodire denaro e oro (compresi i lingotti) per evitare ai suoi amici problemi in caso di controlli.

Nove imputati. A conclusione delle indagini, a finire sotto inchiesta per riciclaggio sono stati proprio alcuni soci e dipendenti della società “Banco dell’oro operatori professionali in oro srl”. Mentre sono stati accusati solo di ricettazione tre conoscenti di Brundu che, secondo la Procura, avrebbero ricevuto dal pensionato «oro proveniente da delitto (parti di orologi, rottami di catenine, ferma soldi, moschettoni etc) e lo avrebbero poi versato in esercizi commerciali dediti all’acquisto di oro usato, consapevoli dell’illecita provenienza del materiale». Reato contestato a Maria Grazia Verdina Garau, 56 anni, e Armando e Diego Lesca di 65 e 69 anni, sassaresi, assistiti dagli avvocati Lisa Udassi e Marco Manca.

Banco dell’oro sotto inchiesta. Di riciclaggio devono invece rispondere Marco Tanda, 44 anni di Alghero, Matteo Mantovani, 47, di Cagliari, Anna Paola Collu, 31 anni, di Monserrato, Sergio Pinna, di 35, di Codrongianos, Delfina Sanna, 33 anni, di Ittiri e Noemi Fara, di 32, di Sassari. Secondo la Procura «in concorso tra loro, Tanda e Mantovani in qualità di soci e amministratori di Banco dell’oro operatori professionali in oro srl, la Collu come dipendente della medesima società e responsabile commerciale, Pinna, Sanna e Fara in qualità di addetti ai negozi a marchio Banco dell’oro (in corso Vittorio Emanuele e in via Alghero), senza aver concorso nel reato di furto, ricevendo da Brundu numerosi versamenti di preziosi (almeno 118) sostituivano tali preziosi di provenienza delittuosa, accettandone il rischio, con il denaro che consegnavano all’uomo quale corrispettivo del versamento (almeno 276mila euro)». Per l’accusa, inoltre, «inviavano l’oro alle fonderie e in questo modo trasferivano e ostacolavano l’identificazione della provenienza illecita dei gioielli». Scriveva ancora il pm: «Tanda, Mantovani e Collu, per incrementare i guadagni, evitavano l’applicazione da parte dei dipendenti delle norme antiriciclaggio dando, al contrario, disposizioni perché qualsiasi versamento di preziosi venisse accettato “senza porsi troppi problemi”». Tutti gli imputati, compresi i tre assistiti da Manca e Udassi, sono comparsi davanti al gup con i loro avvocati Mariano Mameli, Stefano Mannironi, Speranza Benenati.

L’udienza preliminare, al termine della quale il giudice deciderà sul rinvio o meno a giudizio, riprenderà a novembre.

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