La Nuova Sardegna

Sassari

Annega il portavoce dei corallari

di Nicola Nieddu
Annega il portavoce dei corallari

Drammatica fine di Dino Robotti, 38 anni, durante una battuta di pesca nel mare a sud di Capo Caccia

07 settembre 2018
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SASSARI. La paura è esplosa mezz’ora dopo mezzogiorno. Dino Robotti, 38 anni, uno dei quattordici corallari sardi dei quali era anche rappresentante regionale e portavoce, ieri mattina non è riemerso dalla sua ultima avventura nei fondali della Riviera del Corallo. Il suo corpo è stato individuato nella tarda serata a sud di Capo Caccia, in un tratto di mare che per ore era stato solcato dalle motovedette e sorvolato da un elicottero della Guardia Costiera. La vista di quella sagoma adagiata sul fondale ha spezzato il filo sottile della speranza.

Poco dopo mezzogiorno era stato il marinaio di fiducia Luciano Solinas, che aspettava Robotti sulla barca d’appoggio, a lanciare l’allarme perché il corallaro non era risalito a bordo all’ora concordata. Dino Robotti era uscito due ore prima per la pesca del corallo, così come tante altre volte. Erano le 12.30 quando è stato lanciato l’Sos. Immediato l’intervento della Guardia Costiera con l’impiego di due unità, alle quali si sono aggiunte anche quattro motopesca , due nuclei di sommozzatori dei vigili del fuoco e un elicottero della Guardia Costiera.

La zona perlustrata era quella attorno all’area dove stava operando il corallaro a circa due miglia a sud di Capo Caccia in direzione Poglina. Nel tardo pomeriggio è giunto sul posto anche un sofisticato apparecchio per scandagliare il fondo marino, il Rov: un robot subacqueo filoguidato. Un drone sottomarino semi autonomo che trasmette dati e immagini in tempo reale e può spingersi sino a cento metri di profondità. Le ricerche sono proseguite e intorno alle 20.30 il corpo senza vita del corallaro è stato visto adagiato sul fondale. Le operazioni di recupero sono state sospese nella notte e riprenderanno all’alba.

Dino Robotti è uno dei pochi corallari abilitati alla pesca del corallo, in totale 14 in tutta la Sardegna per il 2018. Corallaro professionista e appassionato così come lo era il papà, originario del nord Italia, scomparso due anni fa e che portava lo stesso nome del figlio. “Dino il torinese”, come era conosciuto il padre del corallaro scomparso, era stato insignito per il suo lavoro con la prestigiosa Medaglia d’onore della Repubblica italiana. Stesso nome, stessa passione per il mare e per il corallo che era diventato il lavoro principale suo e della famiglia. La mamma Rosa, di origini abruzzesi, è proprietaria della gioielleria che si trova sotto i portici nella borgata di Fertilia. Dino si era sposato due mesi fa in cattedrale con il suo grande amore Francesca e ha una sorella, Nilde. Le tre donne della sua vita stanno vivendo ore di terribile angoscia per la sorte del corallaro.

Era tanto grande la passione per il mare e per il corallo, che Dino aveva persino lasciato l’Esercito dove si era arruolato giovanissimo con il battaglione San Marco. Il richiamo del mare e della sua terra lo aveva spinto prima a chiedere di tornare in Sardegna, a La Maddalena, dove aveva trascorso due anni prima di decidere di dedicarsi esclusivamente al lavoro di corallaro. Dei corallari era anche un rappresentante e uno strenuo difensore dei loro diritti. Dino Robotti faceva parte della locale Confartigianato, dell’Associazione corallari sardi e dallo scorso autunno era entrato nel comitato tecnico consultivo regionale per la pesca. Il corallaro algherese è stato in prima linea per l’allungamento della stagione di pesca del corallo, da tre a cinque mesi, ma senza l’ausilio dei robot Rov che Dino riteneva uno strumento rischioso se utilizzato senza criterio. «Un ragazzo benvoluto da tutti, un amico di quelli veri – ha detto chi lo ha conosciuto bene – e al suo lavoro ha dedicato tutto». Purtroppo anche la vita.

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