La Nuova Sardegna

Sassari

«La vera emergenza di oggi è il grande vuoto educativo»

Elena Pitzorno, capo della Procura nel tribunale per i minori: «I genitori vigilino» Per il magistrato determinanti il ruolo della famiglia e l’alternanza scuola-lavoro

16 ottobre 2018
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SASSARI. «Il pianeta giovani? Io “rovescerei” il discorso e parlerei invece di pianeta famiglia. Perché è qui che va ricercata l’origine di tutte le emergenze sociali del momento». Elena Pitzorno (nella foto) parte dall’articolo 30 della Costituzione e in particolare dall’incipit: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli...». Quello che però accade nella società odierna, secondo la procuratrice del tribunale per i minori di Sassari, è molto differente. «Perché sembra che l’unico dovere per la famiglia sia diventato quello di “mantenere”. Per molti genitori, cioè, istruire i propri figli significa solo iscriverli a scuola, mentre bisognerebbe inculcare loro il senso del dovere allo studio. Che significa imparare a stare in classe, a sapersi confrontare, a rispettare le diversità e i valori etico-sociali».

Quando si parla di disagio giovanile, di ragazzini fermati al centro storico con dosi di stupefacenti da spacciare, di quattordicenni o quindicenni che in camera da letto al posto della racchetta o della palla da basket hanno i bilancini di precisione, la domanda può essere soltanto una: «Fino a che punto sono colpevoli solo loro? Dove sono i genitori di questi ragazzi? Per quale ragione non controllano i propri figli? Non è sbagliato farlo, anzi è un dovere». Ed ecco spiegato perché, secondo Elena Pitzorno, la vera emergenza del momento è «il vuoto educativo, a tutti i livelli».

Cosa succede ai giovani di oggi che si sbronzano prima di entrare in un locale, che assumono droghe e che mostrano disprezzo verso “i diversi”? «Succede che viviamo in un mondo fatto di regole e valori che molti ragazzi non conoscono. Succede che non sono educati a saper affrontare le difficoltà e a superarle – risponde la procuratrice, che ha alle spalle una lunga esperienza con i minori – Anche il più piccolo “no” che viene detto da parte della famiglia, che può essere un banale capo di abbigliamento, crea loro degli scompensi enormi». Quasi come se tutto fosse dovuto e il compito di un genitore fosse sempre e comunque quello di assecondare i propri figli. «Un errore gravissimo, perché la personalità dei ragazzi non si forma elargendo “sì”, né consentendo loro di omologarsi a un modo di vestire o di parlare. Trovo anche pericoloso, per citare un altro esempio, che ragazzini di 13 o 14 anni abbiano tanti soldi in tasca. Li vedo in giro per Sassari consumare bevande alcoliche ai tavolini del bar. Chi dà loro tutti questi soldi?».

Il capo della Procura dei minori insiste molto sul tema dell’educazione al lavoro. «Non comprendo l’ostilità mostrata da diverse famiglie nell’adesione a percorsi che integrano l’istruzione. Mi riferisco all’alternanza scuola-lavoro che non molto tempo fa ha suscitato una levata di scudi. Perché osteggiare la comprensione, fin dalla giovane età, delle dinamiche proprie del mondo del lavoro? Dovremmo essere i primi a fare in modo che i nostri figli capiscano da ragazzi il senso della fatica, l’importanza delle relazioni interpersonali, la capacità di adattamento alle varie situazioni». Concetti che non si scontrano, ma casomai si integrano, con la scolarizzazione: «Che è fondamentale – puntualizza la Pitzorno – ma quanti sono coloro che studiano con la consapevolezza che quelle materie potranno tornare utili in futuro? Se si organizzasse un efficace sistema scuola - lavoro e si insegnassero in un certo modo le lingue straniere, ossia la conversazione, il dialogo, molti giovani non si troverebbero nella condizione di andare all’estero ed essere esclusi al termine di un colloquio di lavoro. Perché possono anche avere una laurea alla Bocconi con il massimo dei voti ma non hanno le competenze professionali pregresse, fatte magari durante il percorso di studi, né dimestichezza con la lingua straniera».

E da qui la procuratrice torna all’emergenza base: «La verità è che il pianeta giovani è vittima del pianeta famiglia che necessiterebbe di supporti educativi, invece in alcuni casi questi vengono rifiutati. Come quando si propone il sostegno delle assistenti sociali per sopperire a qualche carenza e non lo accettano».

Ormai la devianza – altro dato interessante sottolineato dalla Pitzorno – «non è più legata all’appartenenza a una classe sociale disagiata. La fragilità educativa della famiglia si vede a tutti i livelli di classe e di età. Perché non vengono più trasmessi i valori etico-sociali e le ripercussioni ricadono nei comportamenti a scuola, nei rapporti con i coetanei e in quelli con gli adulti».

Na.Co.

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