La Nuova Sardegna

Sassari

Allerta a Golfo Aranci, il ponte per i traghetti si corrode: crepe e ruggine

di Dario Budroni
Allerta a Golfo Aranci, il ponte per i traghetti si corrode: crepe e ruggine

Il Comune lo vuole demolire, ma non si sa chi sia il proprietario

01 novembre 2018
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GOLFO ARANCI. Basta sollevare lo sguardo per rendersi conto che forse c’è qualcosa che non va. I cornicioni di cemento sono consumati fino allo scheletro e le travi poggiate sui piloni sono ormai divorate dalla ruggine. Il cavalcaferrovia del porto di Golfo Aranci è visto con sospetto già da un pezzo. Il ponte Morandi di Genova era ancora in piedi quando il Comune ha iniziato a preoccuparsi e a pensare a una soluzione definitiva: la demolizione. Il motivo è semplice: le crepe avanzano di centimetro in centimetro e i calcinacci vengono giù non appena il vento comincia a soffiare un po’ più forte. La strada che porta alla sua scomparsa però non è semplice, visto che al momento non si sa neanche chi sia il proprietario dell’opera. Ma intanto l’amministrazione comunale sta smuovendo mari e monti pur di cancellare per sempre un sistema di ponti e di rampe che tra l’altro si intreccia sopra strade, auto e abitazioni. «Sono stati fatti dei collaudi statici e non sono stati riscontrati problemi – spiega il sindaco Giuseppe Fasolino –. Però è chiaro che quel cavalcaferrovia non rappresenti proprio il massimo della sicurezza. I calcinacci, per esempio, continuano a cadere. E poi stiamo parlando di un’opera che deturpa il paesaggio e che ormai serve a ben poco, visto che lì il treno ci passa sempre meno. Quindi noi vogliamo demolirla». Martedì prossimo, a Roma, ci sarà un nuovo incontro al ministero proprio per parlare della demolizione della sopraelevata.

Il ponte di nessuno. La struttura, utilizzata soprattutto da chi sbarca e si imbarca al porto, era stata costruita negli anni Ottanta dal Genio civile delle opere marittime per permettere alle auto di scavalcare i binari dei treni che si infilavano fin dentro le navi delle Ferrovie dello stato, che oggi non esistono più. La cosa davvero incredibile però è che ancora oggi non si è riusciti a capire bene di chi sia il ponte. Nel 1980 il Consiglio comunale aveva impegnato il Comune a eseguire, ad opera compiuta, la manutenzione ordinaria del cavalcaferrovia. Nel 1986, una volta conclusi i lavori, il Comune aveva quindi ricevuta l’opera in consegna provvisoria. «Negli anni successivi né il procedimento di consegna definitiva congiunto con l’Autorità marittima né il procedimento di provincializzazione hanno trovato una positiva definizione, con l’onere di manutenzione ordinaria totalmente accollato al Comune – spiega il sindaco –. E oggi, dopo oltre 30 anni, le manutenzioni di cui ha bisogno quest’opera sicuramente non possono essere quelle ordinarie. Nel 2015 abbiamo quindi dichiarato cessato lo stato di consegna provvisoria e ci siamo attivati per convocare un tavolo tecnico con gli enti direttamente e indirettamente interessati: Autorità portuale, Regione, ministero delle Infrastrutture, Prefettura, Capitaneria, Rfi». Un primo incontro, nel 2016, si era concluso con un nulla di fatto. Lo scorso settembre un nuovo incontro, che anche in questo caso non ha portato da nessuna parte perché nessuno è riuscito a capire chi sia il proprietario della struttura. Sembra quasi che nessuno voglia accollarsi le sorti del malandato ponte. Martedì, sempre a Roma, il terzo tentativo.

La demolizione. Per il sindaco Fasolino c’è solo una soluzione: «In questi anni abbiamo provato numerose volte, con interlocuzioni, incontri e tavoli tecnici, a trovare una soluzione definitiva per l’opera e procedere alla sua messa in sicurezza. Ma l’attuale stato conservativo ci indirizza ormai verso una soluzione differente che prevede la sua demolizione con la realizzazione di un percorso di attraversamento dei binari a raso».



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