La Nuova Sardegna

Sassari

Peste suina sconfitta, Urzulei fa scuola nell’isola

di Giusy Ferreli
Peste suina sconfitta, Urzulei fa scuola nell’isola

Tutti gli allevamenti sono certificati. Pigliaru: è questo il modello da esportare

11 novembre 2018
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INVIATA A URZULEI. Nei cinque ettari di “Su Nuragi” circondati da una doppia recinzione per rispettare le norme di biosicurezza, si concretizza il modello Urzulei. Qui, Davide Serra, il giovanissimo titolare dell’allevamento del Supramonte, tra i lecci e le roverelle, alleva una ventina di maiali, molti dei quali di razza sarda, nel rispetto delle rigide prescrizioni contro la peste suina africana. Ieri mattina è stato lui a fare gli onori di casa guidando la folta delegazione della Regione nell’azienda, non senza aver prima fornito i calzari che tutti hanno dovuto necessariamente indossare per evitare che nella zona potesse entrare la tanto temuta malattia.

L’allevamento semi brado di Davide è tra gli esempi concreti di quello che è stato definito il modello Urzulei, modello da esportare sull’intero territorio regionale se si vuole debellare definitivamente la piaga che da 40 anni esatti affligge l’isola. E dare ossigeno al settore della suinicoltura. Il paese si trova nel bel mezzo della zona rossa, un’area piuttosto vasta tra Barbagia e Ogliastra dove la malattia, arrivata in Sardegna nel 1978, viene considerata endemica e dove gli abbattimenti dei suini clandestini si sono alternati alle azioni di convincimento.

Qui, secondo una tradizione consolidata ma sinora ai margini della legalità, i maiali vengono allevati per uso familiare. Ora però nei 13mila ettari di territorio comunale buona parte dei quali assoggettati a regime dell’uso civico, sono 102 le aziende regolari. 102 realtà, piccole e grandi, per 1260 abitanti ovvero un allevamento certificato ogni 10 abitanti. Agli ultimi 48 allevatori che si sono messi in regola autodenunciandosi e pagando le sanzioni previste (che saranno utilizzate dall’Ats per l’apertura, in paese, di un ufficio di anagrafe zootecnica) e agli amministratori comunali che in questi tre anni hanno fatto un’incessante azione di “moral suasion” con incontri in paese (non sempre tranquilli) con gli allevatori e riunioni a Cagliari con i responsabili dell’Unità di progetto per l’eradicazione della peste suina guidata da Alessandro De Martin, si è rivolto ieri mattina il presidente della Regione Francesco Pigliaru.

«Siamo qui per dirvi grazie, per evidenziare a gran voce il risultato raggiunto, un risultato che rappresenta un contributo concreto alla lotta contro il morbo. Avete contrapposto l’altruismo all’egoismo, la fiducia alla sfiducia e spero che questa esperienza riesca a contagiare tutta la Sardegna», ha detto Pigliaru nell’aula consiliare del centro ogliastrino. Luigi Arru, assessore regionale alla Sanità, ha ricordato invece il percorso tortuoso che, partendo dall’istituzione dell’Unità di progetto, ha portato alla definizione di progetto pilota in grado di valorizzare le produzioni locali così come accade in Spagna. «Sapevamo – ha sottolineato Arru – che ci sarebbero state delle tensioni, ma la nostra è stata una lotta contro la malattia che ha danneggiato pesantemente il settore suinicolo isolano, non contro gli allevatori. Il modello Urzulei chiarisce che non c’è conflitto tra tradizione e allevamento in biosicurezza».

Il sindaco Ennio Arba guarda al futuro. E chiede che l’impegno della Regione continui con atti concreti. «A questa sperimentazione deve seguire l’impegno ad accelerare la burocrazia. Abbiamo pratiche di allevatori che hanno fatto domanda di concessione, ferme da due anni all’Ufficio tutela del paesaggio», ha osservato Arba che intende promuovere la tutela e valorizzazione del maiale autoctono di razza sarda, l’organizzazione di una filiera suinicola e la nascita di un marchio locale che valorizzi le peculiarità dell’antica tradizione nella produzione dei prosciutti di Urzulei.
 

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