La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, maltrattava l’ex compagna: il giudice lo condanna

di Nadia Cossu
Porto Torres, maltrattava l’ex compagna: il giudice lo condanna

Giuseppe Garofalo, 33 anni, era stato arrestato dai carabinieri due volte. L’operaio affronterà anche un processo per stalking e per incendio di auto

15 dicembre 2018
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PORTO TORRES. Non aveva sopportato la fine di quella relazione diventata fin troppo burrascosa e così aveva cominciato a prendere di mira l’ex compagna maltrattandola e successivamente anche perseguitandola. Nel 2015 Giuseppe Garofalo, operaio di 33 anni di Porto Torres, era stato arrestato dai carabinieri. Due giorni fa in tribunale si è concluso il processo a suo carico: il giudice Mauro Pusceddu ha condannato l’uomo (assistito dagli avvocati Luca Accardo e Gavino Tanchis) a un anno e sette mesi per il reato di maltrattamenti. La ex si era costituita parte civile con l’avvocato Claudio Mastandrea.

A breve, però, comincerà anche un nuovo processo a caricao dell’operaio. A distanza di pochi mesi da quel primo arresto, infatti, Garofalo aveva continuato con gli atti persecutori arrivando anche a pianificare una serie di attentati incendiari ai danni dell’automobile della ex compagna e di altre tre auto di proprietà di una famiglia portotorrese. Le indagini dei carabinieri si erano concentrate subito sul 33enne tanto che a luglio dell’anno scorso era stato arrestato in esecuzione dell’ordinanza del gip di Sassari Carmela Rita Serra e su richiesta del sostituto procuratoreMaria Paola Asara. Secondo gli investigatori l’imputato, aiutato da un complice, avrebbe ideato un piano diabolico per colpire anche le persone il cui unico torto era essere amici o conoscenti della ex. L’uomo non aveva infatti mai metabolizzato la separazione dalla donna, da cui ha avuto una figlia, e nell’agosto 2015 non avrebbe dovuto avvicinarsi alla sua ex compagna in virtù della misura restrittiva che il giudice aveva disposto nei suoi confronti. I carabinieri lo avevano però pedinato e nel corso degli ultimi due anni avevano constatato «una serie indeterminata di condotte persecutorie e vessatorie – avevano spiegato – tali da ingenerare nella donna perduranti stati di paura e indurla a modificare le abitudini di vita». La misura cautelare del divieto di avvicinamento e in seguito gli arresti domiciliari non erano stati quindi sufficienti. Garofalo, secondo i carabinieri, avrebbe anzi «rivolto minacce di morte alla ex convivente, alla sorella e alle amiche». Come strumento di ritorsione avrebbe poi incendiato le macchine in uso alla ex compagna e alla famiglia di una delle testimoni delle vicende di maltrattamenti. Gli inquirenti avevano acquisito le immagini della videosorveglianza che, insieme alle intercettazioni telefoniche, avevano permesso di individuare i presunti responsabili.

L’operaio è stato quindi rinviato a giudizio anche per stalking e danneggiamento con incendio e il processo per questi reati inizierà il prossimo aprile.

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