La Nuova Sardegna

Sassari

il processo 

Vendevano merce contraffatta: Armani, Hugo Boss e Gucci parti civili a Sassari

di Nadia Cossu

SASSARI. Ritengono di esser stati danneggiati e, per questo motivo, si sono costituiti parte civile nel processo a carico di due persone accusate del reato previsto dall’articolo 474 del codice...

05 ottobre 2019
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SASSARI. Ritengono di esser stati danneggiati e, per questo motivo, si sono costituiti parte civile nel processo a carico di due persone accusate del reato previsto dall’articolo 474 del codice penale: “Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi”. Non si tratta, però, di parti offese qualunque ma dei rappresentanti legali delle società Ralph Lauren Europa, Guccio Gucci, Giorgio Armani, Hugo Boss Italia, Calvin Klein Trademark Trust di Milano.

A comparire invece come imputati davanti al giudice Sergio De Luca sono Alessandro Frau, 47 anni, e Vladimira Pelichova, 36 anni, di Praga ma residente a Quartu Sant’Elena, entrambi difesi dall’avvocato Nino Cuccureddu. Accusati di aver venduto via web merce contraffatta. «In concorso tra loro – scriveva il pubblico ministero Paolo Piras nel decreto di citazione a giudizio – Pelichova in qualità di rappresentante legale e Frau quale incaricato della gestione affari contabili della società W Fashion s.r.l.s., con sede a Sassari, ponevano in vendita merce con marchi Ralph Lauren, Gucci, Armani, Hugo Boss, Calvin Klein, contraffatti». Il tutto sarebbe andato avanti negli anni tra il 2015 e il 2017.

Ieri mattina in tribunale sono stati sentiti i testimoni citati dal pubblico ministero e dalla parte civile (rappresentata dagli avvocati Maurizio Serra, Donatella Ianelli, Vittorio Poli). In particolare personale della guardia di finanza che fece le indagini e consulenti tecnici delle case di moda che hanno relazionato su qualità e caratteristiche dei prodotti.

Secondo l’accusa diverse persone sarebbero cadute nella trappola degli acquisti on line. Convinte di avere in mano il capo griffato si sono invece poi rese conto di aver preso una fregatura. Nessuna di loro, però, si è costituita parte civile. Cosa che invece hanno fatto i rappresentanti legali dei grandi marchi che, come è facile intuire, hanno tutto l’interesse a difendere la propria immagine. A maggior ragione perché si tratta di alcune tra le più note case di moda. Dopo i testi di pubblico ministero e parte civile toccherà all’avvocato della difesa provare a smontare con eventuali prove documentali e testimoniali le accuse a carico dei due imputati ai quali la Procura ha contestato un reato che fa riferimento a una condotta più specifica rispetto a quella della truffa. Ossia l’aver introdotto nello Stato italiano – e ancor più l’aver messo in commercio – diversi capi con marchi falsificati e spacciati per originali.



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