La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, l'urbanista: «Arbusti aromatici al posto delle palme»

di Luigi Soriga
Sassari, l'urbanista: «Arbusti aromatici al posto delle palme»

Alessandra Casu suggerisce soluzioni per sostituire le piante abbattute in piazza d’Italia e in via Roma  a causa del punteruolo rosso

23 ottobre 2019
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SASSARI. La nostra testa, si sa, si affeziona ai panorami urbani. Gli occhi sono abituati ai ritmi fatti di pieni e di vuoti, a presenze familiari che riempiono lo sguardo. Interrompere improvvisamente questa abitudine percettiva produce disagio. Ecco perché l’abbattimento delle palme sta ridisegnando drasticamente il profilo urbano di piazza d’Italia, di via Roma, e di tutti quei luoghi dove gli alberi non erano semplici comparse, ma si prendevano la scena.

Radere al suolo le palme equivale a una vera e propria amputazione del paesaggio, e occorrerà lenire il dolore da arto fantasma.

Alessandra Casu è un’urbanista e insegna nella Facoltà di Architettura di Alghero. Dice: «Anche noi, in Dipartimento, siamo orfani di una palma secolare fatta fuori dal punteruolo rosso. Ci eravamo affezionati. Gli alberi disegnano l’identità visiva dei luoghi».

Che soluzioni vedrebbe per Sassari?

«Amo le piante, ma il mio punto di vista è da urbanista. E la scelta non è affatto semplice. Ci sono da considerare diversi fattori, e uno di questi è l’utilità di ciò che vogliamo piantare».

Le palme?

«Hanno una funzione solamente estetica. Non fanno ombra, non producono frutti, non assorbono grosse quantità di Co2, non fermano le micropolveri. Sono solo una perfetta cornice attorno al monunemto di Vittorio Emanuele, perché non hanno fronde e non lo schermano. In più hanno il pregio di richiedere una manutenzione pressoché nulla e si accontentano di pochissima acqua. Perciò in quel contesto sono state una scelta estetica azzeccata. Ma io non la rifarei».

Come le sostituirebbe?

«Non metterei sicuramente degli alberi che producono ombra, e nemmeno piante che defogliano e fanno un tappeto per terra. Bisogna pensare anche a chi passeggia sulla piazza. Trovo che la iacaranda sia meravigliosa. Ma il suo manto scivoloso di foglie umide sarebbe la gioia degli ortopedici. Personalmente sarei propensa a un giardino degli aromi, con arbusti tipici della macchia mediterranea. Non coprirebbero il monumento, spanderebbero i profumi, non rilascerebbero il polline, e restituirebbero la sensazione del trascorrere delle stagioni e del tempo».

Si parla della possibilità di reimpiantare delle altre varietà di palme, meno sensibili all’attacco del punteruolo.

«È un’ipotesi che non mi entusiasma. Si tratta sempre di piante importate da fuori, che si trascinano dietro il loro corredo di parassiti. Noi li inseriamo nel nostro ambiente senza gli antagonisti, e questo crea disastri. Dovremmo aver imparato la lezione: in futuro bisogna stare attenti a innestare in un luogo un ecosistema armonico, in grado di tenere in equilibrio la propria sopravvivenza. Che senso ha acquistare altre palme da fuori quando ci sono il ginepro, il corbezzolo o la roverella?».

In piazza d’Italia bisogna fare i conti con Vittorio Emanuele, ma in altre strade come via Roma?

«Io porterei avanti la scelta dei frutti colorati, con gli alberi di agrumi amari che non perdono i frutti, non sporcano e danno una bella nota di colore».

Intanto ieri sono andati avanti gli abbattimenti delle palme di piazza d’Italia, e anche oggi gli operai proseguiranno i lavori. Il Comune, prima di decidere come sostituire le piante, ha deciso di consultarsi con un tavolo tecnico formato da docenti universitari. I professori Rossella Filigheddu, Maurizio Mulas e Alessandro Plaisant si incontreranno per la prima volta domani. Ognuno metterà in campo le proprie competenze per rendere meno traumatica le ferite del paesaggio urbano.



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