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Sassari

Falsi 730 per avere i permessi, in 12 a processo

Falsi 730 per avere i permessi, in 12 a processo

Violazione del testo unico sull’immigrazione: in aula consulente fiscale di Sorso e 11 extracomunitari

07 novembre 2019
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SASSARI. Nel 2015 era stato anche arrestato per quelle dichiarazioni dei redditi contraffatte per consentire – secondo l’accusa – a diversi cittadini extracomunitari di ottenere il permesso di soggiorno senza averne i requisiti. Protagonista dell’attività illecita un consulente fiscale di Sorso: Danilo Cossu, 62 anni di Sorso, accusato di esercizio abusivo della professione e violazione alle norme del Testo unico sull’immigrazione.

Ieri mattina, davanti al giudice Elena Meloni, si è tenuto il processo a carico suo e di undici extracomunitari finiti a giudizio per lo stesso reato in concorso. Tutti sono assistiti dagli avvocati Lisa Udassi, Maria Antonietta Bacciu, Marco Manca, Loredana Martinez, Gabriella Marogna, Sabina Maddau e Roberta Debidda.

Secondo la Procura gli imputati avrebbero «contraffatto, o quantomeno utilizzato, in concorso tra loro, documenti al fine di determinare il rilascio del permesso di soggiorno». In particolare, dice la Procura, avrebbero allegato alla richiesta di rilascio del permesso un modello riportante un certo reddito «nonostante lo straniero non fosse in grado di giustificare i guadagni».

L’attività investigativa della guardia di finanza era partita nel 2014: dagli accertamenti sarebbe emerso che il consulente fiscale avrebbe messo in atto una continua attività di elaborazione delle dichiarazioni dei redditi per consentire ai suoi clienti di ottenere il permesso di soggiorno in Italia. L’indagine era partita dopo che l’ufficio Immigrazione della questura aveva inoltrato alle fiamme gialle la segnalazione per il controllo di un centinaio di pratiche di immigrati che avevano richiesto il permesso di soggiorno e il ricongiungimento dei loro familiari. I finanzieri avrebbero accertato diversi elementi in comune tra le varie pratiche: i cittadini extracomunitari avevano aperto una partita Iva per l’esercizio di attività commerciali (spesso successivamente al periodo di imposta oggetto della dichiarazione) e gli importi dei redditi dichiarati erano stranamente sempre molto vicini alle soglie stabilite dalla normativa. I modelli erano stati predisposti e inoltrati sempre dallo stesso professionista.

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