La Nuova Sardegna

Sassari

Il Consiglio di Stato salva il chiosco Pedifreddu

di Salvatore Santoni
Il Consiglio di Stato salva il chiosco Pedifreddu

Sorso, dovranno essere demolite solo una veranda e una tettoia abusive Il corpo centrale del punto di ristoro nel parcheggio del Lido è regolare

13 novembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





SORSO. Gli abusi ci sono e vanno demoliti, ma il corpo centrale del chiosco Pedifreddu non si tocca. Lo hanno deciso nei giorni scorsi i giudici romani del Consiglio di stato, che hanno confermato la sentenza del Tar rispetto alle difformità riscontrate in una veranda, una tettoia e altri accorgimenti che però non riguardano il corpo principale della struttura che sorge nel parcheggio del lido di Sorso.

La storia. Il Comune cerca di demolire Pedifreddu da anni e, in certi frangenti, le ruspe sono quasi riuscite a concludere l’opera. Anna Sanna, la proprietaria dell’attività, era però riuscita a far spegnere i motori presentando una richiesta di ordinanza cautelare al Tar. Una possibilità negata dai giudici di Cagliari ma poi accordata da quelli del Consiglio di stato. Dopo di ché la causa era andata a sentenza davanti al Tar, che ha dato ragione al Comune. Questo anche se i legali dell’imprenditrice hanno cercato di contestare il fatto che tra la prima ordinanza di demolizione, datata 2011, e le successive notifiche, gli abusi fossero magicamente cresciuti da una veranda e una tettoia fino all’intera struttura. In ogni caso, le operazioni di demolizione sono ritornate a un passo dall’esecuzione, ma le ruspe sono rimaste, ancora una volta, parcheggiate in attesa di chiarimenti. La sesta sezione del Consiglio di Stato aveva infatti emesso il decreto numero 2738/2019. In sintesi, i giudici hanno ritenuto la sussistenza «delle ragioni di estrema gravità e urgenza e il pregiudizio grave e irreparabile che non consentono la dilazione alla prima camera di consiglio utile».

La sentenza. Nei giorni scorsi il braccio di ferro tra Comune e l’imprenditrice si è chiuso con la sentenza numero 7773 della sesta sezione del Consiglio di stato. I magistrati romani hanno respinto il ricorso presentato da Anna Sanna (rappresentata dai legali Antonio Alberto Azzena e Michele Torre) confermando il giudizio del giudice di prime cure. Tra i vari motivi, con i quali il Consiglio di stato ha dato ragione al Comune (difeso all’avvocato Federico Isetta), c’è quello della tardività della presentazione del ricorso. La vicenda, infatti, ruota attorno a una vecchia ordinanza del 2011, però impugnata parecchi anni dopo.

Struttura salva. Ma non è tutto, perché la parte più interessante della decisione dei giudici arriva quasi in coda della sentenza: «Resta necessaria una precisazione – scrivono i magistrati – anche alla luce delle difese di parte appellata. L’ordine demolitorio e i conseguenti atti prodromici ed esecutivi devono muoversi nei limiti dettati dalla stessa ordinanza; con la conseguenza che i relativi effetti possono dispiegarsi unicamente sulle parti della struttura sanzionate dall’ordinanza di demolizione, non sull’intera struttura». Tradotto: il corpo centrale del chiosco Pedifreddu è salvo.

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sini
Le nostre iniziative