La Nuova Sardegna

Sassari

osilo 

Un’edicola votiva per San Sebastiano

Un’edicola votiva per San Sebastiano

Una raccolta fondi anche per ricordare la chiesa demolita nel 1982

18 novembre 2019
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OSILO. È una ferita che non si è mai completamente rimarginata, quella della demolizione, nel 1982) della chiesa di San Sebastiano per ampliarne l’omonima piazza. Al suo posto venne realizzata una statua in trachite rossa, che della chiesa voleva rappresentare un simulacro, ma che col tempo è andata degradandosi anch’essa. Così un gruppo di pastori - della cui attività il santo guerriero è protettore - ha pensato di lanciare una raccolta fondi per la realizzazione di un’edicola votiva a protezione della statua, e di una gigantografia che ricordi l’antico edificio di culto. L’iniziativa è stata condivisa dall’amministrazione comunale e dalla parrocchia dell’Immacolata Concezione, che hanno deciso di collaborare con convinzione alla realizzazione delle due opere. Perché “la statua di San Sebastiano, il soldato martire invocato come patrono dai pastori - si legge nella locandina che promuove la sottoscrizione - è collocata nella piazza dove un tempo sorgeva l’antica chiesa, e rappresenta per tutto il paese un importante elemento identitario, esercitando un forte richiamo religioso. La volontà di preservarla, e la memoria collettiva a cui essa rimanda, hanno spinto a condividere e promuovere l’iniziativa”. I promotori chiedono agli osilesi la massima condivisione e partecipazione alla raccolta fondi. E invitano tutti coloro che intendono sostenere l’iniziativa - in maniera particolare i pastori e gli agricoltori – a dare il proprio contributo economico – che andrà a integrare quello che sarà garantito dall’amministrazione comunale. Sul sito del Comune e sulla sua pagina facebook istituzionale, saranno forniti gli aggiornamenti sullo stato di realizzazione delle opere. La chiesa di San Sebastiano, che sorgeva nel cuore del paese nella omonima piazza, certamente ormai ridotta a rudere, venne demolita in virtù di una deliberazione della giunta comunale. Una decisione di certo frettolosa –avvallata peraltro dalla Soprintendenza – che non destò allora particolari reazioni, se non qualche mugugno da parte di chi aveva più a cuore la conservazione del patrimonio storico e architettonico del paese. Secondo i documenti d’archivio, richiamati nei loro lavori da Giovanna Elies e monsignor Antonio Loriga, la chiesa risalirebbe al 1600. Oggetto spesso di restauri causa il suo periodico abbandono, venne nel tempo utilizzata per ospitare sezioni della scuola elementare, e anche il seggio elettorale.

Mario Bonu

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