La Nuova Sardegna

Sassari

Le sanzioni non bastano in città è allarme rifiuti

di Giovanni Bua
Le sanzioni non bastano in città è allarme rifiuti

Cassonetti rotti e stracolmi, spazzatura strade inesistente, segnalazioni a decine Il problema è l’appalto in scadenza, ma il Comune può solo fare qualche multa

20 novembre 2019
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SASSARI. Cassonetti straripanti, rotti, sporchi. Come le strade, soprattutto in periferia, nelle quali lo spazzamento è ormai da mesi una chimera. Mezzi vecchi e “rattoppati”, con le caldaie per la pulizia a caldo dei bidoni dell’umido fuori servizio. Sanzioni che fioccano ma poco toccano Ambiente Italia, e il suo maxi appalto da 26 milioni l’anno. E amministrazione che studia le contromisure, e getta le basi per il nuovo capitolato, che dovrebbe portare al cambio del gestore della raccolta entro marzo, anche se un nuovo rinvio sembra sempre più probabile.

Si fa “sporca” la questione rifiuti a Sassari. Come la città, in condizioni che raramente si erano viste. E, nonostante la “puzza” estiva dei contenitori non lavati sia stata mitigata dalla pioggia, continuano a fioccare le segnalazioni dei cittadini. Che immortalano i “loro” cassonetti stracolmi e malandati in tutti i quartieri.

Situazione ben nota al Comune, che negli ultimi 5 mesi ha erogato oltre 70mila euro di penali, con oltre 20 sanzioni per mancata pulizia dei cassonetti, soprattutto di vetro e umido, problemi allo spazzamento strade, disservizi nel porta a porta, ma anche nella gestione del numero verde per segnalare i problemi o prenotare i ritiri speciali. Con Palazzo Ducale che ancora deve chiudere l’istruttoria sul “tagliando” semestrale di tutte le attività, dal quale potrebbe saltare fuori un'altra maxi multa.

Cifre che comunque, complice il quadro sanzionatorio assolutamente sottodimensionato previsto nell’appalto in corso, e il non rinnovo degli eco-controllori, fanno il solletico ad Ambiente Italia, decisa a “massimizzare” i profitti in vista della scadenza dell’appalto quinquennale, prorogato di ulteriori dodici mesi. Se da una parte infatti il colosso fondato dalla fusione di Econord e Gesenu ha messo le mani in alcune pendenze, come la riparazione parziale del parco mezzi rimasti per mesi in officina, dall’altra non ha nessuna intenzione di investire nell’acquisto di nuovi e costosi “pescecani” e men che mai nel rinnovo del “parco” cassonetti.

Ci sono poi le carenze di organico, con Ambiente Italia che ha sostituito parte degli interinali con contratti a termine, ma continua a viaggiare con importanti buchi che principalmente scarica sullo spazzamento strade. Risultato: poco più della metà delle 35 zone in cui è divisa la città sono coperte, con un operatore a cui vengono assegnate anche tre zone per volta, costringendolo a limitare lo spazzamento, andando bene, alle vie principali. E ancora il porta a porta, complice anche un buon numero di sassaresi che, con l’estensione del servizio, si è “dimenticata” di ritirare i mastelli e continua allegramente a smaltire i rifiuti in altri quartieri, con il Comune che sta cercando di dare una stetta. E il servizio di raccolta dei rifiuti speciali, già usato meno del dovuto in città, che sempre più spesso salta ritiri, lasciando marciapiedi occupati di “ingombranti” per giorni. Il tutto condito dalla solita maleducazione di chi non raccoglie le deiezioni canine o abbandona quel che non serve più per strada, comportamenti riprovevoli a cui però un servizio efficiente sarebbe in grado di dare risposte, che invece non arrivano. A completare l’inquietante quadro lo stato di degrado in cui versa il cantiere di Funtana di lu Coibu (visitato già due volte dai Noe).

La città è sporca, insomma, come raramente si era vista. E, all’orizzonte, non si vedono molte possibili soluzioni. Una, a cui l’amministrazione starebbe lavorando, comporta l’aumento del livello di scontro con Ambiente Italia. Magari mettendo a correre alcuni operai comunali che affianchino, con compiti di controllo qualità, la tracciatura Gps dei camion rifiuti dell’azienda. Se le sanzioni si moltiplicassero infatti il gestore dell’appalto sarebbe costretto a investire, perlomeno nella sostituzione dei cassonetti. Bisognerà poi cercare di chiudere prima possibile con il nuovo appalto, non prorogando oltre marzo “l’agonia”. Predisponendo un capitolato che tenga conto di tutte le criticità accumulate negli anni.

Aspettando non resta che turarsi il naso.

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