La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, accoltellò un carabiniere: condannato a nove anni

di Nadia Cossu
Porto Torres, accoltellò un carabiniere: condannato a nove anni

Ferì un brigadiere in servizio: confermata in appello la pena per Walter Selloni. L’imputato si era barricato in casa, armato, dopo aver aggredito i genitori anziani

19 dicembre 2019
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Nove anni di reclusione per il tentato omicidio di un carabiniere. Nel processo d’appello che si è concluso ieri mattina davanti al giudice Maria Teresa Lupinu, è stata confermata la condanna di primo grado per il 43enne di Porto Torres Walter Selloni che ad aprile dello scorso anno accoltellò – rischiando di ucciderlo – il brigadiere Roberto Frau.

Il sostituto procuratore generale Paolo De Falco a chiusura della discussione ha chiesto che all’imputato venisse inflitta la stessa pena del processo di primo grado, stessa cosa ha fatto l’avvocato Sebastiano Chironi, che assiste il carabiniere come parte civile. Mentre il difensore di Selloni, Gian Mario Fois, aveva sollecitato una diminuzione della pena in considerazione del grave stato psicofisico in cui versa l’imputato sottolineando come non ci fosse la volontà di uccidere. Ma questa richiesta non è stata accolta. Oltre al tentato omicidio l’uomo doveva rispondere anche di maltrattamenti nei confronti dei genitori anziani.

Il 27 aprile dell’anno scorso Walter Selloni ferì con un coltello il carabiniere che era intervenuto nell’abitazione di via del Mirto, a Porto Torres. L’intervento dei militari era stato richiesto perché il 43enne aveva massacrato di botte gli anziani genitori. Dopo averlo aggrediti si era barricato per dieci ore in casa, aveva rifiutato ogni tipo di mediazione ed era stato disarmato e arrestato solo dopo un blitz dei Cacciatori di Sardegna.

La vicenda aveva tenuto con il fiato sospeso l’intero quartiere di Serra Li Pozzi. I vicini avevano sentito delle urla provenire dalla villetta bianca su due piani, poi il rumore di oggetti che cadevano a terra. Una ragazza si era affacciata alla finestra e aveva visto Walter Selloni picchiare la madre, l’anziana era caduta a terra e lui l’aveva colpita ancora con calci e pugni. «Mi stanno ammazzando», aveva gridato la donna. Immediata la chiamata al 112 mentre i primi vicini di casa si precipitavano per strada armati di bastoni per costringere l’uomo a indietreggiare.

Selloni era rientrato in casa e si era seduto sulle scale con lo sguardo perso nel vuoto. Poi la tragedia sfiorata: il brigadiere Roberto Frau, 55 anni, aveva subito messo in protezione i due anziani e aveva provato a far ragionare il 42enne. Ma un fendente lo aveva colpito all’addome: trasportato in ospedale era stato sottoposto a un intervento chirurgico perché la lama gli aveva lesionato l’arteria addominale.

Dopo l’arresto e l’avvio del processo con il rito abbreviato, la perizia eseguita dalla dottoressa Granieri aveva accertato la seminfermità di Walter Selloni per patologia mentale e la specialista si era espressa per una «valutazione di una capacità di intendere e volere grandemente scemata» ma capace comunque di stare in giudizio. Il perito aveva anche stabilito la «pericolosità sociale» dell’imputato. Con queste premesse il pubblico ministero Maurizio Musco in primo grado aveva chiesto la condanna per tutti i capi: tentato omicidio aggravato, maltrattamenti e lesioni a danno dei genitori (che non si sono costituiti parte civile) e la resistenza ai carabinieri di Porto Torres che intervennero quella mattina. Il gup Gian Cosimo Mura lo aveva condannato a nove anni e aveva anche stabilito che Selloni, dopo la detenzione, trascorresse un anno – come misura di sicurezza – in una casa di cura e custodia. Ieri la conferma della sentenza.

In Primo Piano
Il rapporto Bes

Classifica del benessere economico-sociale: la Sardegna resta indietro

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative