La Nuova Sardegna

Sassari

Commercio a Sassari, Predda Niedda è sempre più Chinatown

di Luigi Soriga
Commercio a Sassari, Predda Niedda è sempre più Chinatown

A meno di 100 metri l’una dall’altra aprono due mega strutture di vendita gestite dai cinesi e specializzate in casalinghi

24 dicembre 2019
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SASSARI. Due nuove mega strutture di vendita e Chinatown allarga ancora i suoi confini su Predda Niedda. La prima ha già aperto i battenti, utilizzando l’enorme capannone che ospitava Unieuro e che per cinque anni è rimasto deserto. Si chiama Max Store, ha inaugurato una settimana fa nella strada 18, ed è gestito dai cinesi.

A cento metri di distanza a giorni aprirà una struttura che si presenta come diretta concorrente. La sfida, a ben vedere, è anche a partire dalla location scelta: l’ex sede di Euronics, in disuso dal 2018 da quando il colosso dell’elettronica aveva chiuso il punto vendita in città. In questo caso il nome scelto dai gestori cinesi è UniWorld. L’aspetto singolare è il segmento di mercato sul quale si combatterà una durissima lotta per la sopravvivenza: quello degli articoli per la casa.

Sia Max Store che UniWorld si concentreranno infatti sul target dei prodotti che principalmente riguarda utensili, fai da te, valigeria, casalinghi, regali, cibo per animali, bigiotteria. Rivolgendosi di fatto a un bacino di utenza già ampiamente saturato nella zona industriale dall’offerta di due altri colossi: Maurys e Risparmio Casa. Ai quale si aggiunge l’altro mega capannone di Bricocina, che di fatto espone la stessa tipologia di prodotti.

La sfida si preannuncia perciò all’ultimo sangue, considerato che i cinque concorrenti distano meno di un chilometro in linea d’aria, hanno le stesse caratteristiche e offrono le medesime possibilità di parcheggio.

La scelta imprenditoriale dei cinesi sembra piuttosto azzardata, anche perché le sovrapposizioni commerciali con tutte le altre strutture di vendita già aperte dai loro connazionali, sono tantissime. E molte di queste, nell’ultimo periodo sono in netta crisi, con gli scaffali sempre più sguarniti e i fornitori che cominciano a non fare sconti. Uno degli ultimi a issare bandiera bianca è stato Ipercina, un pioniere dal 2007 della media distribuzione low cost. Di quell’enorme capannone ora sono sopravvissuti una manciata di metri quadrati dove si riparano gli smartphone, altro business attecchito a Predda Niedda e coltivato dalla Grande Muraglia.

Un tempo tra i cinesi la battaglia senza esclusione di colpi avveniva sui metri quadrati e sul numero di scaffali schierati. Era una gara proprio a chi ce l’aveva più grosso, il punto vendita. Perché più spazio disponibile, significava esibire più articoli, fare in modo insomma che un cliente potesse trovare davvero di tutto, anche la cosa più stupida e banale.

Ora questa offerta indifferenziata, con varietà della merce a 360 gradi, e una politica di prezzi ultra concorrenziali, a quanto pare non è più una chiave vincente, perché i mega store cinesi sono diventati tanti, e anche Maurys e Risparmio Casa in fondo coltivano il medesimo terreno. In più i fornitori ai quali si rivolgono i vari imprenditori cinesi sono spesso identici, e non sono affatto localizzati dall’altra parte del mondo, come spesso si crede.

I rifornimenti arrivano invece dalla Penisola, ed è per questo che sul fronte dei prezzi le differenze sono davvero impercettibili. La guerra, come già detto, si fa sui metri quadri commerciali, sull’elasticità dei fornitori nei tempi di pagamento (in genere 180 giorni) e naturalmente sul costo del lavoro.

Max Store e UniWorld, in questo risiko spietato, sicuramente hanno dalla loro l’imponenza delle loro fortezze, di notevoli dimensioni, ma al contrario della concorrenza puntano a un minimo di settorializzazione, concentrandosi di più sui casalinghi e meno sull’abbigliamento. Resta da capire come gli altri competitor reggeranno l’urto e come si riorganizzeranno.

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