La Nuova Sardegna

Sassari

Caccia a chi ha inquinato il mare

di Gavino Masia

Indagano Capitaneria e Arpas, la chiazza di idrocarburi circoscritta con le panne galleggianti

17 gennaio 2020
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PORTO TORRES. Le chiazze oleose che martedì mattina si erano estese per trecento metri quadrati nelle acque adiacenti la diga foranea del porto industriale, stanno lentamente diminuendo dopo gli interventi della società Sarda Antinquinamento.

Gli operatori dell’azienda turritana stanno infatti lavorando intensamente sia con panne galleggianti sia con panne assorbenti nello specchio acqueo interessato dalle macchie di idrocarburi. Questo significa, secondo le previsioni, che la situazione ambientale in quel tratto di mare dovrebbe tornare alla normalità entro pochi giorni. La Capitaneria di porto ha comunque già presentato una denuncia contro ignoti alla procura della Repubblica di Sassari. Ora però attende i risultati delle analisi da parte dell’Arpas sui campioni prelevati dai militari della Guardia costiera la stessa mattina dell’avvistamento delle chiazze da parte della Sarda Antinquinamento.

L’allarme era partito proprio dalla società incaricata alla prevenzione e alla bonifica degli inquinamenti delle acque portuali, che aveva avviato subito l’intervento per cercare di arginare quanto prima l’inquinamento marino. Il comandante dell’Autorità marittima ha invece provveduto a inviare una motovedetta in direzione della diga foranea, per prelevare dei campioni del prodotto oleoso che galleggiava in mare e consegnarli poi a Sassari nei laboratori dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Anche la dirigenza della società Ep di Fiume Santo ha fatto svolgere, per proprio conto delle analisi,, considerando che il luogo dello sversamento non è molto lontano dalle strutture della centrale termoelettrica. I risultati delle sostanze analizzate non sarebbero per niente riconducibili alle attività svolte, sia all’interno sia all’esterno della centrale di Ep. Chi ha causato lo sversamento all’altezza della diga è quindi ancora ignoto alla Capitaneria, che sta comunque vagliando tutte le ipotesi che possano ricondurre agli autori e alla eventuale società committente. In quel tratto di mare transitano i traghetti che vanno a ormeggiare nelle banchine del porto industriale e le navi che attraccano al pontile liquidi di Eni. Serve quindi una comparazione di tutti gli esami svolti da altri enti e aziende, per poter svelare di che prodotto si tratta e a chi è riconducibile.

«La situazione dello sversamento è in netto miglioramento – assicura il comandante della Capitaneria di porto, Gianluca Oliveti – perché la società sta lavorando senza soste: ci ha dichiarato che nel giro di tre giorni la situazione dovrebbe essere risolta». La presenza delle chiazze oleose davanti alla diga foranea ha ricordato un altro problema esistente da i mesi nella struttura. Si tratta dello squarcio presente nella diga che è in continuo aumento - causa l’intensità dei venti dei quadranti orientale e occidentale - e sta mettendo a rischio i due cassoni laterali adiacenti alla falla. L’autorità di sistema portuale, dopo aver affidato le prospezioni subacquee, dovrebbe intervenire per evitare danni ulteriori.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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