La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, la strana divisione della scuola di Cardiologia

Metà ospedaliera e metà universitaria, ma la procedura va a rilento nonostante l’input della Regione

24 gennaio 2020
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SASSARI. É calato uno strano silenzio sulla vicenda della scuola di specializzazione di Cardiologia. A dicembre c’era stata la delibera aziendale con la quale si confermava la direzione ospedaliera e questo nonostante la promessa - fatta nei mesi precedenti - di farla diventare universitaria e garantire così il futuro alla scuola. Una situazione facilitata dalla trasformazione della chirurgia vascolare da universitaria in ospedaliera, quindi senza alcuno spostamento di “potere” a favore degli universitari.

A un certo punto (anche dopo i servizi pubblicati dalla Nuova Sardegna) c’era stato un passo indietro della direzione, perchè il rischio era davvero quello di perdere la scuola di specializzazione di Cardiologia (l’ennesima, in pratica 22 in dieci anni). E così è saltata fuori l’idea quantomeno cervellotica di dividere una struttura di eccellenza sotto il profilo dell’assistenza e della formazione e in continua crescita (la conferma arriva dai numeri): metà universitaria e metà ospedaliera. Un po’ come si fa quando si deve cercare di accontentare tutti e il rischio è quello di lasciare una situazione incompiuta e di vanificare tutto quello di buono che è stato fatto finora.

La Regione si è mossa e l’assessore alla sanità Nieddu ha seguito direttamente la vicenda. Ma oggi restano ancora da chiarire diversi aspetti: è stato infatti chiesto il secondo professore necessario per la sopravvivenza della scuola (il dottor Citro, delibera di fine dicembre dell’Aou) che ha accettato. Ma la procedura è ancora congelata, perchè la struttura andava deliberata ed è invece in una specie di limbo. E dire che non c’è più molto tempo a disposizione.

Insomma, l’assessorato regionale alla Sanità si è espresso chiaramente per garantire il futuro della scuola di specializzazione e ha anche accettato la divisione al 50 per cento (già a dicembre). Al momento pare che manchi una firma del direttore generale facente funzioni dell’azienda, e quindi resta la situazione di stallo.

La domanda che si fanno in molti è la seguente: ma qual’è il senso della variazione? Se la Cardiologia universitaria aveva raggiunto livelli di eccellenza (confermati dai numeri), perchè inventare un cambiamento e una divisione che alla fine rischiano di pagare soprattutto i pazienti e gli utenti di un servizio davvero tra i migliori in assoluto? (g.b.)

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