La Nuova Sardegna

Sassari

Sanità a Sassari: tempi d’attesa tripli rispetto a Cagliari

di Luigi Soriga
Sanità a Sassari: tempi d’attesa tripli rispetto a Cagliari

Risonanze magnetiche non prenotabili, ecodoppler a tre mesi: nel sud dell’isola gli stessi esami erogati più velocemente

04 febbraio 2020
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SASSARI. Per fare una tomografia computerizzata alla sanità sassarese, occorrono cinque minuti. Basta scorrere i report sui tempi di attesa del Cup, e la diagnosi è istantanea: il paziente è decisamente messo male. Oppure si potrebbe fare anche l’operazione contraria: chiedere alla sanità di eseguire una tac al collo a un qualsiasi utente. Se ne parla tra 316 giorni.

Il collo si sa è un esame stra gettonato. Però i reni sono sempre a 316 giorni, il cranio 283, idem il torace, mentre per l’addome ne occorrono 230. Insomma, un’eternità per chi sta male, non è in situazione di urgenza, e non può permettersi il lusso della medicina privata.

L’anomalia che salta agli occhi scorrendo le tabelle dei tempi di erogazione dei vari esami è questa: nella colonna di Sassari ci sono una serie di caselle vuote. Sono quelle che corrispondono alle varie risonanze magnetiche, alla rettoscopia e alle mammografie. Significa che le agende sono state saturate e non c’è un solo posto libero per tutto il 2020, e vuol dire anche che non sono nemmeno state riaperte per inserire nuove prenotazioni. E questo è assolutamente fuorilegge. In genere, in questi scenari, al Cup dovrebbero intervenire i Nas, perché la disponibilità di una prestazione dovrebbe essere comunque trasparente e garantita.

L’altra anomalia evidente riguarda l’enorme discrepanza tra le attese nel distretto di Sassari e quelle del distretto di Cagliari. Duecento chilometri in linea d’aria, ma anni luce di scarto sul profilo della velocità assistenziale. I tempi per ottenere la prenotazione di un esame programmato sono doppi. I dati però, è giusto precisarlo, riguardano le prime disponibilità all’interno del distretto, il che significa che una visita cardiologica per un sassarese potrebbe anche essere fruibile a 30 giorni in un presidio distante anche 50 chilometri, come Bono o Ozieri. Una possibilità che naturalmente non tutti accettano, e spesso falsa le statistiche sui tempi di attesa. In ogni modo, ecco qualche numero e raffronto: le risonanze magnetiche sold-out a Sassari, con le caselle bianche e immacolate, a Cagliari invece vengono erogate in 143 giorni. Stiamo parlando di una tempistica tre volte più breve. Una visita endocrinologica, disponibile a Sassari in 87 giorni, a Cagliari la si ottiene tramite Cup in 33. Per una visita pneumologica occorre portare pazienza per 73 giorni, contro i 17 dei colleghi cagliaritani. Un altro esame fondamentale per salvare un paziente potenzialmente a rischio, è l’ecodoppler cardiaco. A Sassari lo si prenota in 90 giorni contro i 31 di Cagliari. Ancora una volta si parla di valori tre volte inferiori. Circoletto rosso nelle colonscopie effettuate al di fuori della campagna di screening: nella colonna relativa a Sassari, la prima disponibilità viene data in 283 giorni. Lo stesso utente, su Cagliari, la potrebbe ottenere in 3 giorni. Per quanto riguarda le rettoscopie abbiamo già detto che a Sassari le agende sono chiuse e non è possibile avere l’esame se non privatamente e a pagamento. A Cagliari invece l’attesa è lunga, ma in 125 giorni si accede all’esame in regime convenzionato. Ultima criticità sassarese, la gastroscopia all’esofago: il report evidenzia un’attesa di 7 mesi, contro i 2 mesi e mezzo necessari a un utente cagliaritano. E si potrebbe ancora proseguire, ma il rapporto resta pressoché immutato. Sassari, sulle prestazioni critiche e monitorate attentamente dall’assessorato regionale, lamenta dei tempi di attesa tripli rispetto a Cagliari. E il motivo è abbastanza evidente: innanzitutto la disponibilità di macchinari e specialisti nettamente superiori, anche rispetto ai parametri sulla popolazione. Anche le risorse economiche stanziate al sud sono molto più ingenti. E infine incide parecchio sulla velocità delle prestazioni il numero di cliniche private convenzionate che mettono a disposizione della sanità pubblica i loro strumenti e il personale. E i risultati si vedono.

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