La Nuova Sardegna

Sassari

Pistola ad aria compressa contro l’ex, condannato

Pistola ad aria compressa contro l’ex, condannato

Un 49enne era accusato di minacce e atti persecutori nei confronti della moglie e di un amico di lei

13 febbraio 2020
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SASSARI. Per spaventare la sua ex moglie e un amico che in quel momento si trovava con lei in auto aveva impugnato una pistola ad aria compressa (sprovvista del tappo rosso), era entrato nella macchina posteggiata, si era seduto nel sedile posteriore e li aveva minacciati di morte. L’uomo, un 49enne di Sorso, era stato denunciato ed era finito a processo. Ora il giudice lo ha condannato a un anno e nove mesi (pena sospesa con la condizionale).

I fatti risalgono al 2012, quando la coppia era fresca di separazione. La ex moglie dell’imputato si era rivolta all’avvocato Lidia Marongiu esasperata dai comportamenti di suo marito che, evidentemente, aveva mal digerito la fine della relazione e il fatto che la donna volesse rifarsi una vita. Per questo avrebbe cominciato a pedinarla, a offenderla rivolgendole parole pesanti, a minacciarla.

Fino all’episodio di giugno 2012 quando, con il chiaro proposito di metter paura alla donna e all’uomo che era con lei (che si è costituito anche lui parte civile nel processo con l’avvocato Stefano Porcu) aveva usato una pistola. L’arma era ad aria compressa ma, essendo priva del tappo rosso, agli occhi di una persona qualunque poteva benissimo essere autentica. L’imputato si era introdotto nella macchina parcheggiata in un’area di sosta e all’amico della ex moglie aveva detto: «Te la faccio pagare, ti ammazzo», poi aveva puntato l’arma contro di lei: «Adesso sparo a te, tanto ti ammazzo». I due erano scappati e l’uomo li aveva inseguiti urlando contro la donna parole volgari.

Non solo, in preda alla rabbia e alla gelosia, aveva anche preso a calci la macchina dell’amico di lei rompendo lo specchietto.

L’imputato (difeso dall’avvocato Laura Salis), in seguito alla denuncia e alle indagini era stato rinviato a giudizio per atti persecutori, minacce e danneggiamento. Al termine del processo il giudice Giuseppe Grotteria, accogliendo le richieste del pubblico ministero e quelle delle parti civili, lo ha condannato alla pena di un anno e nove mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali.

L’ex marito dovrà inoltre risarcire le parti civili per un totale di settemila euro (cinquemila a favore della donna e duemila dell’uomo). È stato invece assolto dal reato di ingiuria originariamente contestato perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. (na.co.)

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