La Nuova Sardegna

Sassari

La difesa

di Paoletta Farina

SASSARI. Rischia il fallimento la Casa Divina Provvidenza, storica istituzione fondata da padre Manzella nel 2010 per accogliere i poveri: un’istanza perché il tribunale dichiari lo stato d’insolvenza...

15 febbraio 2020
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SASSARI. Rischia il fallimento la Casa Divina Provvidenza, storica istituzione fondata da padre Manzella nel 2010 per accogliere i poveri: un’istanza perché il tribunale dichiari lo stato d’insolvenza dell’ex ospizio è stata presentata lo scorso dicembre da due dipendenti. La Fondazione onlus ha fatto la contromossa chiedendo l’ammissione al concordato preventivo in bianco. Nell’udienza dell’11 febbraio scorso il giudice delegato Giovannella Mossa ha perciò dato 60 giorni all’istituto per presentare un piano di risanamento.

Piano di risanamento che dovrà partire dai quasi tre milioni di euro di “rosso” accumulato dai “Cronici”, come ancora viene chiamato dai sassaresi l’istituto di piazza Sant’Agostino che attualmente accoglie novanta ospiti. Da anni in perenne crisi, con i lavoratori (una quarantina) che non ricevono puntualmente gli stipendi e una serie di controversie di lavoro che per ora hanno visto vincere i ricorrenti, anche se il giudizio non si è concluso per le impugnazioni da parte della “Divina Provvidenza”. Una richiesta di fallimento che si inserisce, quindi, in un clima di alta conflittualità e che ha spinto l’ex direttore generale Luigi Piredda e un operatore socio sanitario, creditori di oltre 87mila euro a titolo di risarcimento per essere stati licenziati a rivolgersi al tribunale. Assistiti legalmente dall’avvocato Vittorio Perria e durante le vertenze sindacali dalla Csa, hanno giocato una carta «che in tutti i modi abbiamo cercato di non buttare sul tavolo, percorrendo la via della conciliazione e di accordi – spiega Perria –. Però da parte della Fondazione c’è stata una chiusura totale alle nostre proposte». «Eravamo disponibili a soluzioni – rincara Giovanni Piras, segretario della Csa – per il bene dei lavoratori e dell’istituzione. Ho anche proposto alle Regione di commissariare la Divina Provvidenza. Intanto accordi stipulati con gli altri sindacati non sono stati onorati»

Non solo, i dipendenti vantano crediti che risalgono, per alcuni anche a mensilità del 2017 e 2018, ma ci sono anche fornitori che vantano crediti consistenti. Come una ditta, ad esempio, che rifornisce di lenzuola e biancheria personale la struttura, con la quale la Casa della Divina Provvidenza ha un credito da precetto di 143mila euro. Nell’istanza di fallimento si ricorda che tutti i tentativi di esecuzione forzata non sono andati a buon fine. I pignoramenti presso terzi promossi nei confronti degli istituti di credito dove la Fondazione ha conti correnti, il Comune di Sassari, che paga le rette per gli indigenti, l’Ats e la Regione che pagano la degenza di malati che non possono essere ricoverati in ospedale non hanno dato i risultati sperati.

Insomma, un pasticcio che in qualche modo dovrà essere risolto. La nuova gestione, con la nomina a presidente di Giuseppe Boccia, ha cercato di rilanciare la struttura, rinnovandola (ad esempio le cucine sono state riaperte) e dando in affitto una parte dei vasti locali dell’ex ospizio a una cooperativa. Ma i debiti hanno continuato ad accumularsi. Anche perché la “Divina Provvidenza” deve fare sempre i conti con fondi evidentemente non sono sufficienti. Il sostegno arriva, storicamente, dal Comune e dalll’Arcivescovado che hanno propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione e che in tempi recenti hanno effettuato le nuove nomine.

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