«Perdere lo Sprar un danno per tutti»
Ieri un’assemblea pubblica: «Quale progetto di accoglienza si farà ora in città?»
05 marzo 2020
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SASSARI. Si è svolta ieri sera l’assemblea pubblica organizzata per protestare contro la mancata manifestazione di interesse nei confronti del progetto Sprar. In una lettera aperta è stato chiesto a giunta e consiglieri perché si è deciso di perdere un sostanzioso finanziamento statale e posti di lavoro e quale progetto di accoglienza fattibile e reale si metterà in campo per Sassari.
«Il Progetto Sprar è stato introdotto dalla legge Bossi-Fini – spiegano da Domo de Totus – Si tratta di un progetto finalizzato all’integrazione e all’inclusione sociale dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia, attraverso cui ad ogni individuo coinvolto, in un periodo standard che dura 6 mesi, vengono messi a disposizione strumenti di autonomia, conoscenza di uffici e burocrazia italiana, mezzi per la realizzazione socio-economica e la formazione culturale».
Il finanziamento è interamente a carico del Fnpsa, gestito dal ministero degli Interni, e a questo hanno accesso i Comuni interessati per poter in seguito bandire concorsi a livello locale e far partecipare i vari enti sociali. «Ci pare alquanto inspiegabile la scelta di non rinnovare la manifestazione di interesse nei confronti del progetto. Dopotutto, da parte di una giunta comunale (e del sindaco) che vuole essere “capace, efficace e trasparente”, non dovrebbe esserci alcun tipo di difficoltà nel fornire le motivazioni della mancata manifestazione di interesse. Esse non sono evidentemente di tipo economico, né di sicurezza, in quanto in una fase di contrazione di finanziamenti locali, il rinnovo del progetto avrebbe potuto contribuire ad acquisire risorse umane e competenze capaci di guardare alle opportunità che il Fnpsa mette a disposizione dei Comuni anche al fine di aumentare i posti di lavoro».
Obiettivi dello Sprar erano inoltre la “prevenzione e l’integrazione”, ponendo limiti a un possibile aumento degli atti di vandalismo e di delinquenza urbana da parte di quelle che vengono definite, nel programma elettorale del sindaco, “radicate comunità etniche devianti”. Dunque, per una Sassari che “si vede alla guida e come punto di riferimento del Nord Ovest nel trovare soluzioni adeguate per affrontare questo tipo di difficoltà” è un danno aver perso questa risorsa virtuosa. Ci chiediamo inoltre che tipo di alternativa si offra alle 31 persone che saranno allo sbaraglio e a rischio di qualsiasi tipo di devianza».
«Il Progetto Sprar è stato introdotto dalla legge Bossi-Fini – spiegano da Domo de Totus – Si tratta di un progetto finalizzato all’integrazione e all’inclusione sociale dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia, attraverso cui ad ogni individuo coinvolto, in un periodo standard che dura 6 mesi, vengono messi a disposizione strumenti di autonomia, conoscenza di uffici e burocrazia italiana, mezzi per la realizzazione socio-economica e la formazione culturale».
Il finanziamento è interamente a carico del Fnpsa, gestito dal ministero degli Interni, e a questo hanno accesso i Comuni interessati per poter in seguito bandire concorsi a livello locale e far partecipare i vari enti sociali. «Ci pare alquanto inspiegabile la scelta di non rinnovare la manifestazione di interesse nei confronti del progetto. Dopotutto, da parte di una giunta comunale (e del sindaco) che vuole essere “capace, efficace e trasparente”, non dovrebbe esserci alcun tipo di difficoltà nel fornire le motivazioni della mancata manifestazione di interesse. Esse non sono evidentemente di tipo economico, né di sicurezza, in quanto in una fase di contrazione di finanziamenti locali, il rinnovo del progetto avrebbe potuto contribuire ad acquisire risorse umane e competenze capaci di guardare alle opportunità che il Fnpsa mette a disposizione dei Comuni anche al fine di aumentare i posti di lavoro».
Obiettivi dello Sprar erano inoltre la “prevenzione e l’integrazione”, ponendo limiti a un possibile aumento degli atti di vandalismo e di delinquenza urbana da parte di quelle che vengono definite, nel programma elettorale del sindaco, “radicate comunità etniche devianti”. Dunque, per una Sassari che “si vede alla guida e come punto di riferimento del Nord Ovest nel trovare soluzioni adeguate per affrontare questo tipo di difficoltà” è un danno aver perso questa risorsa virtuosa. Ci chiediamo inoltre che tipo di alternativa si offra alle 31 persone che saranno allo sbaraglio e a rischio di qualsiasi tipo di devianza».