Da ex centro migranti a ricovero per covid-19
L’albergo Il Nuraghe di Chilivani ospiterà il personale sanitario contagiato Potrà accogliere anche 20 positivi alla volta e consentire una quarantena sicura
26 marzo 2020
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wOZIERI. La prima vocazione ricettiva è stata quella di hotel. Dopodiché “Il Nuraghe”, in località San Pantaleo a Chilivani, si è trasformato in una residenza sanitaria assistita per anziani. Poi è diventato un centro di accoglienza straordinario per quarantatré migranti e infine, l’ultima mutazione genetica risale a una settimana: ricovero temporaneo per fronteggiare l’emergenza del Coronavirus. La riconversione della struttura è quasi ultimata, e dovrebbe essere operativa già questo fine settimana. «L’Ats ha chiesto ai vari comuni di individuare dei luoghi idonei ad ospitare i pazienti infetti da covid19 o comunque in quarantena – spiega il sindaco di Ozieri Marco Murgia – noi ci siamo subito attivati e la società titolare ha dato la disponibilità dell’ex albergo. Quindi il Comune ha fatto partire immediatamente i lavori di manutenzione, e adesso stiamo finendo di ridipingere le pareti delle stanze. Per il resto gli impianti sono funzionali e dunque il ricovero è efficiente».
La struttura ha spazi molto ampi ed è dotata di 24 stanze. Non tutte, in questa fase, sono state sanificate e risultano pronte all’uso. In ogni modo, considerando che a pieno regime avrebbe potuto accogliere oltre 40 migranti, in questo frangente emergenziale potrebbe ospitare una ventina di pazienti. «Si tratterà principalmente di personale sanitario – spiega il primo cittadino – la grande difficoltà da parte di Aou e Ats, in queste settimane, è stata quella di gestire in assoluta sicurezza e isolamento i medici e gli infermieri che sono venuti a contatto con un caso positivo al coronavirus. Quindi parliamo o di persone in attesa del responso dal tampone, che potrebbe arrivare anche dopo 48 ore, o di sanitari positivi che dovranno stare due settimane in regime di quarantena. È capitato che alcuni di loro siano stati trattenuti, quando sono scoppiati i primi contagi, in isolamento all’interno degli stessi reparti ospedalieri». Quando infatti viene registrato un tampone positivo in un reparto, accade che l’isolamento scatti per dieci o quindici persone insieme. Per questo servono delle strutture dedicate, immediatamente pronte all’evenienza, di modo che i contagiati o presunti tali vengano messi in sicurezza, lontani dagli ospedali, caricati in ambulanza e accompagnati nei ricoveri periferici. Perché anche la quarantena domestica è fonte di rischio per tutti i familiari. I quali si dovranno muovere per fare la spesa, diventando un potenziale veicolo di diffusione del patogeno. Non solo: ci sono anche dei pazienti positivi che non hanno proprio la possibilità di trascorrere l’isolamento nella propria abitazione, per insufficienza di metri quadri, di un secondo bagno e di tutti quegli spazi che garantiscano una situazione di sicurezza. Il ricoverò di Chilivani, come tutti gli altri che verranno allestiti in diversi centri periferici dell’isola, servirà proprio a colmare queste criticità. Stanze ampie, con uno o due letti (alcune potrebbero avere addirittura una capienza per sei) e ciascuna con servizi igienici propri. Un’oasi protetta dove tener confinato il virus, impedendo che si diffonda. (lu.so.)
La struttura ha spazi molto ampi ed è dotata di 24 stanze. Non tutte, in questa fase, sono state sanificate e risultano pronte all’uso. In ogni modo, considerando che a pieno regime avrebbe potuto accogliere oltre 40 migranti, in questo frangente emergenziale potrebbe ospitare una ventina di pazienti. «Si tratterà principalmente di personale sanitario – spiega il primo cittadino – la grande difficoltà da parte di Aou e Ats, in queste settimane, è stata quella di gestire in assoluta sicurezza e isolamento i medici e gli infermieri che sono venuti a contatto con un caso positivo al coronavirus. Quindi parliamo o di persone in attesa del responso dal tampone, che potrebbe arrivare anche dopo 48 ore, o di sanitari positivi che dovranno stare due settimane in regime di quarantena. È capitato che alcuni di loro siano stati trattenuti, quando sono scoppiati i primi contagi, in isolamento all’interno degli stessi reparti ospedalieri». Quando infatti viene registrato un tampone positivo in un reparto, accade che l’isolamento scatti per dieci o quindici persone insieme. Per questo servono delle strutture dedicate, immediatamente pronte all’evenienza, di modo che i contagiati o presunti tali vengano messi in sicurezza, lontani dagli ospedali, caricati in ambulanza e accompagnati nei ricoveri periferici. Perché anche la quarantena domestica è fonte di rischio per tutti i familiari. I quali si dovranno muovere per fare la spesa, diventando un potenziale veicolo di diffusione del patogeno. Non solo: ci sono anche dei pazienti positivi che non hanno proprio la possibilità di trascorrere l’isolamento nella propria abitazione, per insufficienza di metri quadri, di un secondo bagno e di tutti quegli spazi che garantiscano una situazione di sicurezza. Il ricoverò di Chilivani, come tutti gli altri che verranno allestiti in diversi centri periferici dell’isola, servirà proprio a colmare queste criticità. Stanze ampie, con uno o due letti (alcune potrebbero avere addirittura una capienza per sei) e ciascuna con servizi igienici propri. Un’oasi protetta dove tener confinato il virus, impedendo che si diffonda. (lu.so.)