La Nuova Sardegna

Sassari

«Non è giusto che si muoia da soli»

Il dolore dei parenti di una 90enne deceduta nella struttura di via Pasubio

02 aprile 2020
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SASSARI. C’è un dramma nel dramma tra le mura di Casa Serena, e di molte residenze sanitarie o case di riposo per anziani. Quello degli ospiti che, anche se negativi, ai quali è sempre più difficile garantire la giusta assistenza sanitaria, spesso tenuta in piedi dalla collaborazione tra familiari, medico di base e struttura. Alleanza che, con l’inevitabile serrata delle Case, è saltata per aria. E allora ci sono storie come quelle che raccontano i parenti di un’anziana, deceduta sabato a Casa Serena. «Venerdì ci è stato comunicato che il tampone era negativo – raccontano, in programma c’era il trasferimento ad altro domicilio, che in tempi brevissimi avremmo definito. Sabato però un assistente sociale del Comune ci ha avvisato che era tutto bloccato. E in poche ore si è consumato il dramma. Alle 17.45 nostra zia aveva cessato di vivere probabilmente per un infarto. Era una paziente di 90 anni, ipertesa, fibrillante cronica e in terapia anticoaugulante, che però fino a due settimane fa godeva di un suo equilibrio cardiorespiratorio e metabolico, tale da permettere una buona qualità di vita ed una energia decisamente superiore ai coetanei. Mi viene da pensare quanto sia stata attenta la terapia, quanto curato lo stato di idratazione, quanta considerazione ad una alimentazione sufficiente». «Non vogliamo entrare in merito a sterili polemiche ma semplicemente precisare che nostra zia era anche penalizzata da una demenza su base vascolare, che non la rendeva autonoma nella sua quotidianità. Avrebbe avuto bisogno dell'assistenza continua, che noi giornalmente garantivamo, pagandola, per integrare la nostra che non poteva essere continuativa. Poi Casa Serena ha bloccato gli accessi per ovvie ragioni di carattere sanitario, privandola dell'indispensabile aiuto. Nostra zia è stata rinvenuta sul pavimento della sua stanza, seminuda. In attesa del medico legale, è stata mantenuta in quello stato, con divieto tassativo di vestirla. La sofferenza che può aver patito questa donna, malata, fragile e indifesa , ci lascia annichiliti dal dolore e dalla rabbia. Chi è responsabile di questo si metta di fronte alla propria coscienza».

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