La Nuova Sardegna

Sassari

Una dottoressa di Sassari: «Pensavo di avere il covid, è terribile»

Una dottoressa di Sassari: «Pensavo di avere il covid, è terribile»

Il racconto di un medico con dolori, febbre, da sola e in attesa del tampone: «Ringrazio il pronto soccorso, lì fanno miracoli»

06 aprile 2020
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SASSARI. «Sono uscita di casa con la paura di non ritornarci. Ero convinta di essere stata contagiata. Sono un medico, mi è capitato di visitare un paziente sospetto positivo, e la possibilità di aver contratto il virus era concreta. Così, quando sono arrivata al pronto soccorso di Sassari, la prima cosa che ho detto ai miei colleghi è stata: i sintomi sono questi, ho il coronavirus. E per diverse ore ho davvero avuto paura di morire». Invece la storia per fortuna è andata in tutt’altro modo. «Devo ringraziare i medici che con i pochi mezzi a disposizione stanno facendo miracoli. Solo vivendo sulla propria pelle queste situazioni, ci si rende conto delle difficoltà nelle quali si opera. Nonostante l’angoscia, il malessere, il dolore al torace, la difficoltà a respirare, lo stare completamente sola dentro un container, mi sono sempre sentita assistita o protetta. Certo, ci sono gli attimi di disperazione, in cui perdi anche lucidità. Avevo un telefonino e messaggiavo con gli altri colleghi per avere un conforto. Il covid-19 è una patologia terribile, forse la peggiore, perché ti priva dell’affetto e della vicinanza dei tuoi cari nei momenti più difficili. A me è successo per qualche ora, ma immagino cosa provi chi si trova a dover lottare dentro una terapia intensiva, completamente da solo».

Lo staff del pronto soccorso ha deciso di sottoporre la dottoressa al tampone e nel frattempo di isolarla all’interno del container: «Stare lì dentro mi ha protetta molto più che stare all’interno della zona sporca del pronto soccorso. Ero un sospetto covid e la scelta di rimanere dentro il container anche quando potevo accedere agli altri percorsi protetti, è stata mia in quanto mi sentivo più preservata lì dentro da sola. Ho capito che, fin quando sarà possibile, il tentativo dei medici è quello di non far venire a contatto i sospetti positivi, di isolarli ciascuno in un proprio locale, proprio perché non rischino di transitare in zone potenzialmente contaminate, almeno fino all’esito del tampone». E ancora: «Non posso che ringraziare i colleghi del pronto soccorso di Sassari, che in una situazione logistica e operativa veramente difficile, che non dipende certo da loro, sono stati più che professionali, mi hanno assistita e continuano a farlo».

«Io ero un paziente stabile, controllavo la mia situazione con il saturimetro e rassicuravo i colleghi per telefono comunicando i valori. Non c’era bisogno di inserirmi nella zona grigia, e i medici sono stati molto bravi a non farmi correre alcun rischio e a fornirmi tutta l’assistenza necessaria. Sono un medico, e non augurerei neanche al mio peggior nemico di lavorare in una simile condizione di stress».

Dopo oltre nove ore di attesa per il medico arriva il risultato del tampone: esito negativo. E nel torace finalmente si fa strada un lungo, interminabile sospiro. (lu.so.)
 

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