La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, è allarme per la crisi: in cassa integrazione 4500 lavoratori

Gianni Bazzoni
Sassari, è allarme per la crisi: in cassa integrazione 4500 lavoratori

La Cisl di Sassari presenta i dati: situazione grave nel nord-ovest della Sardegna. Sindacato, imprese e istituzioni allo stesso tavolo per capire come si può ripartire

11 aprile 2020
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SASSARI Forse non ci sarà neppure una linea di separazione, nel senso che dalla fase dell’emergenza sanitaria si passerà direttamente alla crisi economica che già avanza in maniera preoccupante. Attività ferme, aziende bloccate, settori pronti a decollare che non sanno neppure quando potranno muovere i primi passi. E piccoli imprenditori che avevano fatto investimenti e preso impegni (anche pesanti) che hanno paura di non farcela. La Cisl ieri ha lanciato l’allarme. Nel Sassarese 4500 lavoratori sono già in cassa integrazione per effetto dell’emergenza sanitaria, una situazione potenzialmente esplosiva che nel breve e medio periodo potrebbe produrre pesanti ricadute anche sulla coesione sociale, senza considerare l’economia di un territorio già provato da un decennio di crisi. Si tratta di un primo dato destinato a crescere in modo davvero sensibile. Le cifre lasciano poco spazio alle interpretazioni. E la Cisl avverte: «Serve un’intesa straordinaria tra le forze del territorio o sarà il declino totale».

Dall’analisi delle misure Cigo (Cassa integrazione guadagni ordinaria), Fis (Fondo di integrazione salariale) e Cigd (Cassa integrazione guadagni in deroga) adottate per sostenere i lavoratori in questo momento terribile si può tracciare una mappa indicativa. Terziario (Fonte Fisascat). Già stipulati 530 accordi sindacali, per 2120 lavoratori interessati dall’utilizzo del Fis e della Cigd. Energia, moda chimica e affini (Fonte Femca). Le aziende interessate sono 22, per un totale di 307 lavoratori. Trasporti e igiene ambientale (Fonte Fit). Le imprese coinvolte sono 30 per complessivi 1117 lavoratori. Edilizia e affini (Fonte Filca). In totale 283 aziende colpite, 1053 lavoratori. Metalmeccanici (Fonte Fim). Ci sono 63 aziende in difficoltà reale con 443 lavoratori. A questi accordi - secondo la Cisl sassarese - vanno aggiunti quelli firmati a livello nazionale con aziende che però sono presenti nel nostro territorio e che sono state chiuse. Ormai è certificato, quindi, che l’emergenza sanitaria sta determinando ripercussioni gravi in Sardegna, sul Sassarese in particolare, aggiungendo disagi e nuovi drammi a un contesto già abbastanza critico. Dal resoconto della Cisl di Sassari emerge un nord ovest della Sardegna che vive da tempo una grave situazione economica e sociale, in una Sardegna mortificata dalle crisi del 2008 e del 2012 che nella classifica delle regioni aveva riportato l’Isola tra quelle più povere dell’Unione Europea determinando al contempo la chiusura o il ridimensionamento di centinaia di aziende. La proposta dell’organizzazione sindacale è quella di una intesa straordinaria che coinvolga le istituzioni e le confederazioni, uno sforzo comune e straordinario per lo sviluppo e la crescita del Sassarese.

«Siamo convinti – spiega Pier Luigi Ledda, segretario territoriale della Cisl – che si possa invertire la rotta solo se si diventa promotori e protagonisti di una rivoluzione delle strutture produttive, dell’istruzione, della formazione, delle infrastrutture». Si torna, dunque, all’esigenza di una collaborazione essenziale: «In questa prospettiva occorre mettere allo stesso tavolo sindacato, imprese e istituzioni per capire come ripartire e con quali strumenti, tenendo conto delle risorse che possono mettere a disposizione lo Stato e la Regione». «Nei luoghi di lavoro – dice ancora il segretario territoriale della Cisl – non dovranno mancare mascherine, guanti, occhiali protettivi, cuffie, camici, gel igienizzanti. Bisognerà garantire sanificazione, disinfezione e ventilazione degli spazi. Impedire assembramenti durante i trasporti e nelle linee produttive. Le distanze dovranno essere rispettate durante le fasi lavorative, ma anche negli spazi comuni. Negli spogliatoi, nelle mense e negli alloggi dei cantieri per le grandi opere. Occorrerà quindi riorganizzare i turni. E infine prendere tutte le precauzioni necessarie indicate dall’autorità scientifica, compresa la misurazione della temperatura dei lavoratori agli ingressi». La Cisl è in campo con i delegati sindacali, con gli operatori del Patronato e del Caf, per sostenere le ragioni del lavoro, le speranze e le attese dei tanti che oggi vivono questa crisi – conclude Ledda – «e che con timore affidano al sindacato la speranza di una rinascita. A tutti loro la Cisl garantisce presenza, impegno e sostegno in questo momento di grave emergenza senza precedenti». Pagina Successiva: 1>>

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