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L’Avis non si ferma: «L’isola ha bisogno di sangue e donatori»

PERFUGAS. Sono i numeri della solidarietà. Numeri che oggi assumono una valenza ancor più rilevante e che certificano lo straordinario impegno dell’associazionismo perfughese. In particolare, il...

20 aprile 2020
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PERFUGAS. Sono i numeri della solidarietà. Numeri che oggi assumono una valenza ancor più rilevante e che certificano lo straordinario impegno dell’associazionismo perfughese. In particolare, il dinamismo di sigle locali come Avis e Protezione Civile. Proprio in questi giorni, facendo la solita spola tra i centri dell’Anglona, la sezione perfughese dell’Avis sta portando avanti la raccolta di sangue, sollecitando l’adesione di vecchi e nuovi donatori.

«Quello passato è stato – dice Giovanni Demarcus, presidente dell’Avis Perfugas – un anno molto impegnativo: abbiamo percorso circa 70mila chilometri con i nostri mezzi tra 118, Protezione Civile, trasporto dimissioni e trasporto sangue per gli anziani, oltre ai consueti impegni con Libera e Sardegna solidale».

Anche la raccolta sangue è stata generosa: tra sangue e plasma sono stati raccolti complessivamente 315 flaconi. Un numero che va associato ai 206 donatori, in gran parte volontari del 118 e della Protezione Civile. Demarcus va giustamente fiero anche della dotazione strumentale gestita dalle associazioni: 11 mezzi operativi, tra i quali anche un L 200 Mitsubishi donato di recente dai vertici dell' Avis per l’impegno profuso sulla colonna mobile dell'Avis nazionale. I numeri raggiunti dovranno essere possibilmente aumentati per l’anno in corso. Lo esige l’emergenza sanitaria e la difficoltà crescente di trovare sangue. «Siamo impegnati a 360 gradi – dichiara Demarcus – e soprattutto nella raccolta di sangue e plasma. Con cinque raccolte in quasi tre mesi abbiamo totalizzato quasi cento flaconi di sangue. Dobbiamo andare avanti così perché l’isola ha bisogno di sangue e l’appello non può che essere quello di donare senza esitare o aspettare che siano sempre gli altri a farlo. Si registra un calo di importazione dalle nostre regioni del nord a causa del coronavirus e in Sardegna manca l’autosufficienza del sangue, visto che importiamo qualcosa come 30mila sacche». Numeri che suonano come l’ennesimo invito a compiere un gesto di solidarietà che oggi, se possibile, è diventato ancor più prezioso.

Giuseppe Pulina

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