La Nuova Sardegna

Sassari

Assalto alla Casa della solidarietà

di Giovanni Bua
Assalto alla Casa della solidarietà

Aldo Meloni: «Fino a 400 persone in fila. Dovete rispettare le distanze o finiranno per chiuderci»

29 aprile 2020
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SASSARI

La disperazione dei sassaresi ha sempre avuto una misura, una “lunghezza”. Quella della fila che si srotola, ogni giorno dell’anno, festivi compresi, davanti alle porte della Casa della Fraterna solidarietà, nei garage della ex questura di corso Margherita di Savoia. Centinaia di persone, 150mila all’anno, a cui la squadra guidata dal dandy della carità Aldo Meloni, trova il modo di dare un aiuto. Beni alimentari, ma anche dentiere gratuite, abiti, dolci della befana e giocattoli, farmaci di fascia C, soldi per bollette e bombole, consulenze di avvocati e commercialisti, visite mediche e un laboratorio per le ecografie. Un piccolo mondo che, come il resto del mondo, è andato in tilt a causa del Coronavirus. E che, se non si troverà una rapida soluzione, rischia di crollare travolto dalla mole di persone che chiedono aiuto, che cresce, ha paura, e non si riesce a tenere sotto controllo.

Il problema è che il numero di persone che si presentano alle porte della “Casa”, normalmente 250, sale ogni giorno, ed è nell’ultimo mese quasi raddoppiato. E la gente ha iniziato a mettersi in fila di fronte al grande portone di ferro fin dalle 7 del mattino, tre ore prima che la distribuzione inizi. «La fila arriva fino alla fontana di San Francesco ai Giardini Pubblici – racconta Aldo Meloni – e purtroppo le persone si ammassano. E, anche se quasi tutti indossano la mascherina, non rispettano le distanze». La questione non è di poco conto. Ieri mattina, come già altre volte è accaduto, sul posto sono arrivati gli agenti della polizia municipale: «Sono stati amichevoli – racconta Meloni – e ci hanno fatto i complimenti per quello che facciamo. Ma ci hanno fatto anche notare che così non si può andare avanti. È troppo pericoloso, le regole ci sono e vanno rispettate per il bene di tutti». Il punto è capire chi può queste regole far rispettare. Difficile immaginare che a farlo sia il «vecchio massone» che la Casa guida con mano salda e spirito audace da 15 anni. Lui che orgoglioso declina la sua idea di carità: «Non chiediamo a nessuno chi sei, perché hai bisogno, quali sono le tue idee. E i sacchetti della solidarietà vengono dati a chiunque si metta in fila davanti alla nostra porta». Difficile che ci riescano i barracelli, che pure da giorni cercano di dare una mano, mandando due o tre persone ogni mattina. O la polizia municipale, impegnata su tutti i fronti, che poco di più può fare che chiudere un occhio e fare qualche controllo. «So – continua Meloni – che è un problema comune a chi eroga aiuti e servizi in questo momento drammatico. E che, nei giorni scorsi, è stato ad esempio multato uno sportello Caf. Ecco, io non vorrei che, se continuiamo così, ci costringano, a ragione, a chiudere. A sospendere la distribuzione. Che, se non per una settimana all’inizio dell’emergenza per consentirci di organizzarci, non si è mai bloccata. Pasqua, 25 aprile, domeniche».

Rimane allora l’autodisciplina di chi viene a chiedere aiuto. A iniziare dall’ora in cui ci si presenta. «La distribuzione è incredibilmente veloce. Le buste sono già pronte nei carrelli, e si allunga solo una mano per prenderle. Non è mai successo che siano finite. I viveri ci sono, a volte meno, a volte di più, ma mai sono mancati: l’agnello a pasqua, le uova per i bambini. È inutile venire tre ore prima, creare lunghe file. Bisogna essere attenti, rispettosi, prudenti. Aiutarci a potere continuare ad aiutare. Questo è l’appello che faccio alle persone che vengono ogni giorno. Che non lasceremo mai sole. Pensate che compriamo così tante bombole da distribuire a chi ha bisogno, più di 100 al mese, che l’altro ieri mi ha chiamato una persona e mi ha chiesto: parlo col bombolaio? Sì sono io, è stata la mia risposta».

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