Turismo, gli autisti in prima linea
di Gianni Bazzoni
Lettera alla Regione di conducenti di autobus e vetture Ncc: «Nostro lavoro a rischio, pronti a lottare»
30 aprile 2020
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SASSARI. “Umili macinatori di chilometri”, si definiscono così per presentarsi e chiedere alla Regione di ascoltare la loro voce. Quella di una categoria variegata che un gruppo di giovani (Autisti turismo Sardegna, circa 150) ha deciso di rappresentare. L’iniziativa è partita il 18 aprile, loro sono in larga parte autisti di autobus, minibus e vetture Ncc (Noleggio con conducente) e in pochi giorni gli iscritti sono cresciuti di parecchio.
«Il numero degli addetti precari o con contratti a termine è molto rilevante nella nostra regione – affermano i componenti del gruppo – e quindi che queste persone risultano più svantaggiate rispetto agli omologhi sparsi nel resto della nazione. Vorremmo anche mettere l’accento sul fatto che i bus turistici in Sardegna probabilmente non ripartiranno nei tempi e nei modi previsti per l'intero territorio italiano. Viviamo in un’isola bellissima e per certi versi magica, ma questa volta la magia la deve fare la Regione Sardegna battendosi con noi e con le aziende per cui lavoriamo. Molti di noi perderanno il lavoro in modo definitivo e, considerando che l’età media di un autista professionista sardo si aggira intorno ai cinquant’anni, crediamo che sarà molto difficile reinserirci nel ristretto mondo del lavoro post Covid 19».
Non solo autisti di bus e conducenti di altri mezzi, il gruppo che si è costituito rappresenta una parte fondamentale di aziende del settore turismo, strettamente connesse: strutture alberghiere, ristoranti, agriturismo, siti archeologici, parchi ambientali e molte altre. Tutti insieme muoviamo un’importante fetta dell’economia regionale e siamo certi di poter dare un contributo rilevante».
La lettera è indirizzata al presidente della giunta regionale Christian Solinas e agli assessori: «É nostra intenzione partecipare al dibattito pubblico sulla cosiddetta “fase 2” per la ripartenza. Leggiamo che tutte le associazioni di categoria si stanno muovendo e anche noi ci sentiamo parte in causa. Siamo certi che la passione e devozione per il nostro lavoro possano fare la differenza».
Non è solo la solita lamentela per raccontare di una crisi che ormai tutti conoscono o per elemosinare sussidi. Il gruppo di lavoratori chiede il confronto per valutare le strade utili a uscire dall’emergenza. «Noi vogliamo gridare che ci siamo per qualsiasi proposta ci verrà fatta dalla Regione e dalle altre istituzioni, perché riteniamo che non sarebbe dignitoso sopravvivere con gli ammortizzatori sociali. Trasportiamo vite umane e vogliamo lavorare. Siamo disposti per esempio, seguendo tutte le linee guida anticontaminazione, a dare supporto al trasporto pubblico coinvolgendo le aziende private. La speranza è di poterlo fare come dipendenti delle aziende per cui lavoravamo prima di questo blocco, con deroghe ad hoc utili a svolgere servizi di linea con la grande flotta di autobus, minibus e vetture ora completamente ferma. Sarebbe un modo per evitare il sovraffollamento nei soli bus del trasporto pubblico, offrendo, nello stesso tempo, la sicurezza del servizio stesso. In questo modo potremmo continuare a pagare i mutui delle nostre case e non gravare sul sistema bancario; potremmo continuare a far crescere i nostri figli senza chiedere aiuti anche per loro. Potremmo in sostanza continuare a vivere!».
Obiettivo primario del momento: evitare il fallimento delle aziende. «Si può fare garantendo una graduale ripresa economica. Ma occorre continuare a fare girare l'indotto. Ci sono, inoltre, le grandi guide turistiche, di cui la Sardegna è ricca, che rimarrebbero ferme, insieme a una infinità di altre categorie che, come la Regione sa meglio di noi, se ci fermassimo del tutto, sparirebbero dalla faccia pulita della nostra amata Sardegna».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Il numero degli addetti precari o con contratti a termine è molto rilevante nella nostra regione – affermano i componenti del gruppo – e quindi che queste persone risultano più svantaggiate rispetto agli omologhi sparsi nel resto della nazione. Vorremmo anche mettere l’accento sul fatto che i bus turistici in Sardegna probabilmente non ripartiranno nei tempi e nei modi previsti per l'intero territorio italiano. Viviamo in un’isola bellissima e per certi versi magica, ma questa volta la magia la deve fare la Regione Sardegna battendosi con noi e con le aziende per cui lavoriamo. Molti di noi perderanno il lavoro in modo definitivo e, considerando che l’età media di un autista professionista sardo si aggira intorno ai cinquant’anni, crediamo che sarà molto difficile reinserirci nel ristretto mondo del lavoro post Covid 19».
Non solo autisti di bus e conducenti di altri mezzi, il gruppo che si è costituito rappresenta una parte fondamentale di aziende del settore turismo, strettamente connesse: strutture alberghiere, ristoranti, agriturismo, siti archeologici, parchi ambientali e molte altre. Tutti insieme muoviamo un’importante fetta dell’economia regionale e siamo certi di poter dare un contributo rilevante».
La lettera è indirizzata al presidente della giunta regionale Christian Solinas e agli assessori: «É nostra intenzione partecipare al dibattito pubblico sulla cosiddetta “fase 2” per la ripartenza. Leggiamo che tutte le associazioni di categoria si stanno muovendo e anche noi ci sentiamo parte in causa. Siamo certi che la passione e devozione per il nostro lavoro possano fare la differenza».
Non è solo la solita lamentela per raccontare di una crisi che ormai tutti conoscono o per elemosinare sussidi. Il gruppo di lavoratori chiede il confronto per valutare le strade utili a uscire dall’emergenza. «Noi vogliamo gridare che ci siamo per qualsiasi proposta ci verrà fatta dalla Regione e dalle altre istituzioni, perché riteniamo che non sarebbe dignitoso sopravvivere con gli ammortizzatori sociali. Trasportiamo vite umane e vogliamo lavorare. Siamo disposti per esempio, seguendo tutte le linee guida anticontaminazione, a dare supporto al trasporto pubblico coinvolgendo le aziende private. La speranza è di poterlo fare come dipendenti delle aziende per cui lavoravamo prima di questo blocco, con deroghe ad hoc utili a svolgere servizi di linea con la grande flotta di autobus, minibus e vetture ora completamente ferma. Sarebbe un modo per evitare il sovraffollamento nei soli bus del trasporto pubblico, offrendo, nello stesso tempo, la sicurezza del servizio stesso. In questo modo potremmo continuare a pagare i mutui delle nostre case e non gravare sul sistema bancario; potremmo continuare a far crescere i nostri figli senza chiedere aiuti anche per loro. Potremmo in sostanza continuare a vivere!».
Obiettivo primario del momento: evitare il fallimento delle aziende. «Si può fare garantendo una graduale ripresa economica. Ma occorre continuare a fare girare l'indotto. Ci sono, inoltre, le grandi guide turistiche, di cui la Sardegna è ricca, che rimarrebbero ferme, insieme a una infinità di altre categorie che, come la Regione sa meglio di noi, se ci fermassimo del tutto, sparirebbero dalla faccia pulita della nostra amata Sardegna».
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