La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, dopo cinquanta giorni il triste addio a Gian Mario

di Gavino Masia
Porto Torres, dopo cinquanta giorni il triste addio a Gian Mario

Nella chiesa di Cristo Risorto i funerali del 23enne morto lontano da casa. La salma è rientrata solo giovedì dopo essere rimasta quasi 2 mesi a Riva del Garda 

09 maggio 2020
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PORTO TORRES. «Non arriverà un giorno in cui non soffriremo più perché Gian Mario sarà dimenticato, così come non arriverà mai un giorno in cui non smetteremo di volergli bene solo perché è morto. Allora dentro la prima verità, che ci racconta quanto siamo piccoli, cerchiamo anche un’altra verità, che ci dimostra quanto può essere grande anche nella morte la forza del nostro cuore».

Uno dei passi più struggenti dell’omelia di don Michele Murgia, parroco della chiesa di Cristo Risorto, venerdì mattina durante la celebrazione della messa del funerale di Gian Mario Mura, il ragazzo di 23 anni morto in Trentino di meningite batterica. Solo familiari e pochissimi amici all’interno della chiesa – così come consentito dalle misure restrittive in atto – in un atmosfera di grande commozione davanti al feretro con la foto del giovane sorridente.

«Nel nostro cuore il posto che abbiamo preparato per Gian Mario resterà tutti giorni che noi resteremo qui – ha aggiunto don Murgia – perché tutto ciò che è costruito con amore dura per sempre». All’ingresso vicino ai primi banchi c’era un leggio con un quaderno, dove le persone entravano ad una a una per scrivere un pensiero, una dedica o delle frasi di ricordo. All’uscita della chiesa gli operatori dell’agenzia FunerArte hanno invece portato sulle spalle la bara completamente avvolta da una grande bandiera giallorossa, ovvero i colori calcistici della Roma di cui il ragazzo portotorrese era tifosissimo da sempre. Prima di entrare nel vicino cimitero storico di via Balai, una ragazza ha lanciato in cielo i palloncini degli stessi colori per raggiungere idealmente l’amico del cuore.

«Voglio ringraziare la comunità di Porto Torres che ci è stata particolarmente vicino in questo lungo momento di sofferenza – ha detto la sorella Emanuela – e anche il Comune che in occasione del funerale ha inviato gli agenti di polizia locale per disciplinare il traffico in quel tratto di strada tra la chiesa e il cimitero».

La giornata era cominciata alle 9,30 con l’arrivo del feretro dalla nave della Tirrenia proveniente da Genova: l’auto ha fatto un passaggio nel corso Vittorio Emanuele e poi ha svoltato nell’abitazione della famiglia Mura, in vicolo Leopardi, come segno di saluto per tutti i vicini di casa che conoscevano Gian Mario sin da piccolo. La penultima tappa dentro la chiesa di Cristo Risorto, per permettere l’ultimo saluto ai tanti amici e conoscenti che aspettavano l’arrivo della salma. Dopo la fase del dolore durata cinquanta giorni – tanto è rimasto il corpo del 23enne nel tavolo dell’obitorio di Riva del Garda – nei prossimi giorni comincia quella della ricerca della verità: cosa è realmente successo nella provincia autonoma del Trentino ad un giovane che aveva trovato lavoro in una lavanderia industriale. I legali hanno ricevuto dalla famiglia di Gian Mario un preciso mandato: venire a capo di quello che è accaduto da quando il ragazzo aveva accusato i primi sintomi febbrili (e forte mal di testa) fino alla, purtroppo, tragica fine tra mille sofferenze.

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