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Caffè, cornetti e “gomitate” per iniziare la giornata

Caffè, cornetti e “gomitate” per iniziare la giornata

SASSARI. Caffè e cornetti, “gomitate” di saluto e sorrisi sotto la mascherina. Più di un timore ma anche tanto entusiasmo. Partono adagio i bar cittadini, in qualche caso vuoti per qualche ora, ma...

19 maggio 2020
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SASSARI. Caffè e cornetti, “gomitate” di saluto e sorrisi sotto la mascherina. Più di un timore ma anche tanto entusiasmo. Partono adagio i bar cittadini, in qualche caso vuoti per qualche ora, ma già a metà mattina i tavolini si popolano, e i primi coraggiosi si avventurano ai banconi a consumare il loro primo espresso “libero”. «Ho visto tanti amici – sottolinea Bernadetta Casu del Bistrot in viale Trento – c’erano mancati. Ripartiamo, con tavolini distanziati, strisce di plastica sul pavimento per delimitare il bancone. Pronti ad aggiustare il tiro e migliorare ogni giorno per rendere sicura ma anche serena l’esperienza di chi ci viene a trovare. Certo ci mancherà la musica dal vivo, per quella bisognerà ancora attendere».

«Abbiamo segnato nel pavimento le vie di entrata e di uscita da locale – spiega Cristian Zedda del Caffè Italiano in via Roma – oltre a tutti gli altri accorgimenti su protezioni e distanziamento. Abbiamo dimezzato i tavoli all’esterno, dove cerchiamo di concentrare il servizio. Siamo preoccupati, certo, ma devo dire che il primo caffè di stamattina aveva un sapore speciale». «Siamo pronti – raccontano Antonio Ginesu e Tore Tola dello Shardana in via Asproni – abbiamo ridotto tavolini e sedie, preparato avvisi e percorsi. Abbiamo anche mascherine da dare a chi ne sia sprovvisto. Ci fidiamo dei nostri clienti, e siamo entusiasti all’idea di ricontrarci e festeggiare insieme». «Abbiamo aperto alle 6.30 – spiega Francesco Masala del Carhiba in piazza Caduti del lavoro – ma per il primo caffè abbiamo dovuto aspettare un’ora. La gente è ancora disorientata, il nostro compito è farli sentire a casa. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare ancora dei dipendenti in cassa integrazione, e per ora lavoriamo io e mio fratello. Ma speriamo di farli tornare presto, abbiamo spazi, e stiamo studiando le migliori soluzioni. L’importante però era riprendere a camminare». (g.bua)

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