La Nuova Sardegna

Sassari

L’omicida di Zdenka davanti al giudice per maltrattamenti

L’omicida di Zdenka davanti al giudice per maltrattamenti

SASSARI. Il giorno prima dell’omicidio, Zdenka Krejcikova era comparsa nell’aula del tribunale di Sassari, davanti al giudice Giuseppe Grotteria. Era la mattina del 14 febbraio 2020, giorno di San...

23 maggio 2020
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SASSARI. Il giorno prima dell’omicidio, Zdenka Krejcikova era comparsa nell’aula del tribunale di Sassari, davanti al giudice Giuseppe Grotteria. Era la mattina del 14 febbraio 2020, giorno di San Valentino. La donna era parte offesa, come vittima di maltrattamenti. E l’imputato era proprio Francesco Baingio Douglas Fadda, cioè l’uomo che il giorno dopo l’ha uccisa con una coltellata.

Ieri mattina si è tenuto il processo nei confronti di Fadda (si proseguirà con rito abbreviato) che deve rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale. Il 16 gennaio di quest’anno, infatti, proprio mentre i carabinieri indagavano sui maltrattamenti e sulle violenze subite da Zdenka, l’imputato «per evitare di essere sottoposto a controllo di polizia» – scrive il pm Paolo Piras – aveva minacciato un maresciallo di Sorso dicendogli: «Marescià, sta già iniziando a dare ordini?»; «Lei forse non sa con chi sta parlando»; «Marescià se ci prova con mia moglie io le stacco la testa”; “Io non minaccio, tanto faccio quello che devo fare”. Nell’udienza di ieri, il sostituto procuratore Piras ha modificato l’imputazione prolungando il periodo dei maltrattamenti fino al 15 febbraio 2020, giorno dell’omicidio di Zdenka. A Francesco Baingio Douglas Fadda sono contestate «abituali minacce, percosse, ingiurie e lesioni, fino a cagionarne la morte, per la quale si procede separatamente». Il 3 luglio è prevista la discussione e a seguire la sentenza.

Lo scorso 14 febbraio la donna in aula aveva detto al giudice di aver perdonato il compagno e di aver anche rimesso la querela nei suoi confronti. Aveva difeso quell’uomo che più volte era stato violento: «Ma non con me – aveva puntualizzato – Se la prendeva con gli oggetti, con gli arredi di casa. Ma mi ha risarcito, ha pagato tutti i danni e quindi ora siamo a posto». Nessuno potrà mai sapere se quelle parole fossero sincere o se invece fossero dettate dalla paura che lui potesse farle del male nel caso in cui avesse insistito con le accuse. Di certo, il giorno seguente, lo stesso uomo che poche ore prima aveva pubblicamente perdonato e difeso l’ha accoltellata dentro un bar di Sorso davanti alle sue figlie gemelle di 11 anni. (na.co.)

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