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Sassari, una paziente cade a terra: 45 minuti senza soccorsi

di Nadia Cossu
Sassari, una paziente cade a terra: 45 minuti senza soccorsi

Una 67enne rovina dal letto sul pavimento al Civile dopo la fisioterapia e si frattura il femore. Ora chiede i danni all’Ats

28 maggio 2020
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SASSARI. Quel 21 marzo dello scorso anno aveva appena terminato l’ultima delle dieci sedute di fisioterapia che le erano state prescritte per curare un problema alla spalla destra. La donna, una 67enne di Sassari, si trovava nell’unità di Recupero e riabilitazione funzionale del Santissima Annunziata. Il “trattamento” era stato eseguito su un apposito letto sollevabile che consentiva al fisioterapista di lavorare meglio sulla spalla. Ma una volta conclusa la seduta la signora è caduta malamente a terra. Mentre provava a rialzarsi le era infatti venuto a mancare l’appoggio sotto i piedi perché il letto, sollevato durante la seduta fisioterapica, non era poi stato riportato all’altezza iniziale.

E in quel preciso istante è cominciato il suo incubo: 45 minuti a terra con la faccia contro il pavimento in attesa dei soccorsi, con dolori lancinanti, una frattura del collo del femore sinistro, un intervento chirurgico di “sostituzione totale dell’anca”. Un incubo che ora è finito nero su bianco su una diffida all’Ats con richiesta di risarcimento danni presentata dall’avvocato Luigi Pisanu cui la paziente si è rivolta per essere tutelata in questa brutta vicenda.

La 67enne di Sassari ha spiegato senza mezzi termini di aver vissuto, oltre al dolore fisico, anche l’umiliante situazione di dover attendere i soccorsi per circa un’ora rimanendo sdraiata a terra nonostante, paradossalmente, si trovasse all’interno di un reparto ospedaliero. Era infatti accaduto che al personale dell’ambulanza del 118, immediatamente chiamata dalle persone presenti in quella stanza, non era stato consentito di prestare i soccorsi alla donna. Questo perché «essendosi l’infortunio verificato all’interno dell’ospedale – ha spiegato l’avvocato Pisanu – per qualche incomprensibile ragione organizzativo-burocratica il relativo intervento non poteva essere autorizzato. Così si è preferito lasciare la signora per altri 45 minuti sdraiata sul pavimento in preda alle atroci sofferenze dovute alla frattura scomposta del femore». Dopo circa un’ora, e dopo svariate telefonate, il personale del pronto soccorso è intervenuto e la paziente è stata trasferita di reparto per gli accertamenti.

«Una vicenda kafkiana», così la definisce il legale «espressione della sconsiderata gestione di una situazione di emergenza nella quale solo il caso ha voluto che la vittima, a causa dell’inspiegabile ritardo nei soccorsi, non patisse conseguenze ancor più gravi».

Dopo l’incidente era arrivata alla signora una lettera di scuse da parte della direzione generale ospedaliera, firmata da Nicolò Orrù, «nella quale comunque non veniva data alcuna spiegazione in merito all’allontanamento del personale medico dell’autoambulanza del 118 intervenuto sul posto dopo 15 minuti dalla chiamata».

Secondo l’avvocato è «incomprensibile come una paziente, peraltro affetta da osteoporosi, che patisce un grave infortunio all’interno di una struttura ospedaliera a causa di una negligenza imputabile a quest’ultima (in quanto il letto sul quale aveva ultimato la seduta di fisioterapia non era stato rimesso nella posizione iniziale e quindi non era stata data alla donna la possibilità di rimettersi in piedi in totale sicurezza) debba non solo trovarsi ad attendere i soccorsi per un’ora sdraiata per terra e dolorante, ma anche vedere allontanato il personale medico di un’autoambulanza del 118 recatosi sul posto in ragione di assurde e illogiche motivazioni burocratiche. In altri termini, per essere curati con rapidità e solerzia e non correre medio tempore il rischio dell’aggravamento delle lesioni patite è più auspicabile infortunarsi all’esterno dell’ospedale».

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