La Nuova Sardegna

Sassari

«Una notizia attesa ma ugualmente dolorosa»

di Giovanni Bua
«Una notizia attesa ma ugualmente dolorosa»

Leonardo Marras: «Apriamo il voto ai 13 gremi». Antonio Arcadu: «Sia un momento di riflessione»

02 luglio 2020
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SASSARI. Delusione, inevitabile, per una notizia attesa quanto in gran parte scontata. Nessuna polemica, ma anzi tanta speranza, che «questo momento di riflessione, questo pesante sacrificio per la città, possa aiutarci a rialzarci, più forti di prima».

Non è cosa di poco conto la rinuncia, messa nero su bianco ieri mattina in una nota ufficiale del Comune (anche se di fatto nota da settimane) alla discesa dei Candelieri. Certo, la tragedia del Covid, che sta mettendo in ginocchio il mondo, invita a pesare bene le parole. E, onestamente, nessuno aveva mai pensato che la Faradda si potesse fare in tempi di distanziamento sociale, gomitate e mascherine. Ma leggere che i Ceri non balleranno fa comunque un grande effetto in una città che ai Candelieri lega molta della sua energia, della sua voglia di vivere.

«La strada purtroppo era segnata – sottolinea Leonardo Marras, Candeliere d’oro speciale nel 1997 –. E d’altronde non ci sono candelieri se non ci sono portatori e sfilata. Certo bisogna sciogliere il voto, si potrebbe studiare una forma leggera, magari portando in chiesa un cero di cera, come si faceva in antichità, e la bandiera. E magari aprendo, vista la sacralità e all’unicità del momento, anche ai mercedari e agli autoferrotranvieri, i 13 gremi che partecipano alla processione di maggio. Segnerebbe la straordinarietà di questo momento, il doloroso prezzo che paghiamo, dal punto di vista culturale, dell’aggregazione sociale, ma anche economico. Visto quello che negli anni i Candelieri sono diventati. Poi io non rinuncerei a candeliere d’oro e d’argento, magari con presenze contingentate. Ma sono sicuro che Curia, Comune e Intergremio faranno le scelte migliori».

«Era una notizia largamente attesa – dice Antonio Arcadu, decano degli eventi identitari di Sassari – ma non per questo meno dolorosa. Non parlerei di folclore, ma della più importante momento di tradizione popolare della città. Ma sono dettagli. Quello che sta succedendo ci spinge a una profonda riflessione, sul mondo, sui nostri valori, sulla nostra storia e sul nostro futuro. E questo momento di grande raccoglimento mi sembra dovuto e necessario. Con la speranza che lo scioglimento del voto ci liberi un’altra volta dalla peste. Per riiniziare migliori di prima».

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