Studente riammesso all’Università dal Tar
La battaglia legale di un giovane israeliano che era rientrato a casa per assistere il padre malato
09 luglio 2020
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SASSARI. La vita scorreva facile, tra lezioni ed esami in facoltà e le serate con gli amici in città. A un certo punto, però, è dovuto rientrare nella sua patria per stare vicino alla famiglia. E quando, dopo tre anni, ha deciso di ritornare a Sassari per continuare gli studi si è visto notificare un decreto di espulsione dalla questura.
È la disavventura capitata a un giovane israeliano studente di Medicina, che per continuare gli studi all’Università di Sassari si è dovuto rivolgere al Tar che gli ha dato piena ragione. Il calvario è cominciato quando la famiglia dello studente ha avuto una serie di guai: il padre e il fratello si sono ammalati, e le casse familiari non riuscivano più a sostenere la sua permanenza a Sassari. E così il giovane ha dovuto fare le valigie e ritornare in Israele per stare vicino alla famiglia. E quando, dopo tre anni, è rientrato nell’isola la questura, prima gli ha negato il rinnovo del permesso di soggiorno e poi gli ha notificato il decreto di espulsione. Questo perché si sarebbe “assentato” dal territorio italiano per oltre sei mesi di fila senza fornire comprovati motivi. A quel punto lo studente ha deciso di rivolgersi agli avvocati sassaresi Giuseppe Onorato e Maria Paola Cabitza per far invece valere i comprovati motivi inderogabili.
E nei giorni scorsi il collegio formato da Francesco Scano (presidente), Grazia Flaim (consigliere, estensore) e Gianluca Rovelli (consigliere) hanno accolto in toto le tesi della difesa del giovane «con annullamento del provvedimento di diniego impugnato, e con l’obbligo per la questura di «rideterminarsi sull’istanza dell’appellante alla luce della presente motivazione». Inoltre, l’amministrazione dovrà pagare 2.500 euro per spese e onorari di giudizio, accessori di legge e rimborso al contributo unificato versato. (s.sant.)
È la disavventura capitata a un giovane israeliano studente di Medicina, che per continuare gli studi all’Università di Sassari si è dovuto rivolgere al Tar che gli ha dato piena ragione. Il calvario è cominciato quando la famiglia dello studente ha avuto una serie di guai: il padre e il fratello si sono ammalati, e le casse familiari non riuscivano più a sostenere la sua permanenza a Sassari. E così il giovane ha dovuto fare le valigie e ritornare in Israele per stare vicino alla famiglia. E quando, dopo tre anni, è rientrato nell’isola la questura, prima gli ha negato il rinnovo del permesso di soggiorno e poi gli ha notificato il decreto di espulsione. Questo perché si sarebbe “assentato” dal territorio italiano per oltre sei mesi di fila senza fornire comprovati motivi. A quel punto lo studente ha deciso di rivolgersi agli avvocati sassaresi Giuseppe Onorato e Maria Paola Cabitza per far invece valere i comprovati motivi inderogabili.
E nei giorni scorsi il collegio formato da Francesco Scano (presidente), Grazia Flaim (consigliere, estensore) e Gianluca Rovelli (consigliere) hanno accolto in toto le tesi della difesa del giovane «con annullamento del provvedimento di diniego impugnato, e con l’obbligo per la questura di «rideterminarsi sull’istanza dell’appellante alla luce della presente motivazione». Inoltre, l’amministrazione dovrà pagare 2.500 euro per spese e onorari di giudizio, accessori di legge e rimborso al contributo unificato versato. (s.sant.)