La Nuova Sardegna

Sassari

Business online, la storia di successo di tre amiche sassaresi partite da zero

di Luigi Soriga
Business online, la storia di successo di tre amiche sassaresi partite da zero

Adesso coordinano 3mila venditori. Anna Laura Marini: «Percepivo l’assegno di povertà, ora guadagno davvero» 

06 settembre 2020
5 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Dicono: «Un anno di network marketing dovrebbe essere equiparato al servizio di leva: reso obbligatorio per tutti». Perché è come quello sport che fa muovere muscoli sconosciuti e mai usati, che la mattina ti fa svegliare con acido lattico in ogni millimetro del corpo, e nonostante i dolori, ti fa alzare con una sensazione di benessere: «Ti costringe a metterti in gioco, tira fuori risorse inaspettate, superi paure, limiti, ti spinge a un percorso di crescita personale inimmaginabile». E se tutto fila liscio, ti fa svoltare la vita: da conti in banca in rosso, dall’avere Equitalia come migliore amica, a guadagnare ogni mese diverse migliaia di euro. Presente il sistema di vendita multilivello del Folletto? Ecco, i rappresentanti hanno cambiato pelle, non hanno più cravatta e abito, valigetta d’ordinanza, ma hanno fatto l’upgrade stile social. È il vecchio sistema Folletto nella versione 4.0.

Anna Laura Marini, Claudia Scanu e Claudia Micale sono tre donne sassaresi, sulla quarantina, sposate, con figli, e con un’esistenza pronta a deragliare. Insieme hanno sterzato bruscamente reincanalando il futuro su un tranquillo rettilineo di benessere.

Anna Laura Marini. Non ha un soprannome. «Io sono Anna Laura, sono già un brand». È la più vulcanica del trio, quella che afferra il microfono alle conventions, e per strapparglielo occorre uno scippatore abile e lesto. Ma è anche la donna che ha avuto la vita talmente intricata che solo un taglio netto avrebbe potuto sciogliere quel nodo scorsoio. «Sono rimasta incinta a 17 anni, ho la terza media, vissuto quartiere popolare, genitori divorziati. Ora ho 37 anni, tre figli, due relazioni andate a rotoli, e per tirare avanti ho fatto di tutto. Donna delle pulizie, badante per gli anziani, commessa, segretaria, barista». Ora, nel suo profilo Fb, c’è scritto: Networker pro. «C’è stato un momento preciso in cui ho toccato il fondo e mi sono rialzata: ero disperata, senza un soldo, e sono stata costretta a rivolgermi agli assistenti sociali. Mi hanno riconosciuto il sostegno per dichiarata povertà, e mi sono presentata in banca, con grande vergogna, per ritirare l’assegno. Poi ho letto l’importo: 120 euro al mese per 6 mesi. Ho pianto per l’umiliazione».

Claudia Scanu. Ha 40 anni, due figli di 4 e 9 anni, aveva un’edicola a Ploaghe, e un bar in via Gorizia a Sassari. Presente quando sei sulla bicicletta, esce la catena e si pedala a vuoto? Le sue attività erano così: energie spese senza muoversi di un millimetro. Lei è “la Pioniera”. Quella che un giorno di 4 anni fa ha visto la pubblicità su Fb, ha cliccato e ci si è tuffata. Era una ditta appena nata, la Snep spa, che proponeva prodotti per il benessere, dagli integratori alimentari, alla cura del corpo, ai profumi e alle creme. Oltre a pubblicizzare gli articoli cercava venditori, per costruire la catena multilevel. Il Folletto 4.0, appunto. «Lavoravo ore e ore, ma non mettevo da parte un euro. Mio figlio per quattro anni l’ho visto col contagocce. Poi mi è comparso questo link, con la possibilità di lavorare on line e ho pensato di poter conciliare con la gestione del bar: ho cominciato così».

Anna Laura Marini 2. «Mi ricordo bene quel giorno: stavo pulendo i tavolini del bar. Claudia Scanu era la mia titolare. A un certo punto la sento urlare. Mi avvicino e lei mi fa: guarda qui, e mi mostra il cellulare. Era il primo accredito paypal di 600 euro. Mi sono detta, cavolo, funziona davvero».

«Allora, il fatto è questo: avete presente Checco Zalone e il posto fisso? In confronto a me è un dilettante. Mia nonna era bidella, mia madre è bidella, e continua ancora a spedire domande per farmi assumere nelle scuole, nonostante ora io guadagni più del preside. Quindi il mio imprinting imprenditoriale era questo. E si capisce tutta la mia diffidenza verso i business online. Claudia, che mi vuole bene, da settimane mi stalkizzava sul network marketing. Vedere i suoi primi risultati concreti, quei guadagni materializzati sul display, ha fatto scattare la molla.

Claudia Micale. Lei è soprannominata “La secchiona”. È la precisina del trio, l’organizzatrice, quella che stacca solo il fine settimana. Per il resto con una mano beve il caffè, con l’altra scrive messaggi su Fb, Instagram, Telegram e posta la sua vita giorno per giorno, perché la sua vita è anche la sua più efficace clip pubblicitaria. Ha 42 anni, 2 figli, da prima titolare di un’agenzia pubblicitaria, poi i debiti, poi retrocessa a dipendente, e infine licenziata. «Non avere alternative e fame di arrivare, è ciò che ti porta al successo. Io ho studiato tanto, ho avuto la fortuna di avere un formatore come Giorgio Burgalassi, e ho dovuto fare uno switch mentale faticoso. Nessuno all’inizio credeva in me, a cominciare da mio marito. Mi vedeva sempre appiccicata allo smartphone, che è il mio ufficio virtuale, e pensava che buttassi il mio tempo. Purtroppo solo dopo i primi stipendi, toccando con mano i risultati, le persone si ricredono. E per me è stata una rivincita pazzesca. Poi scatta il fenomeno opposto: le persone ti invidiano. Si accorgono che improvvisamente sei diversa, perché il network marketing ti cambia. E in meglio: ti ritrovi a parlare sul palco davanti a 2000 persone, nel tuo settore diventi una piccola celebrità, coordini 3000 venditori, acquisti sicurezza, noi che prima eravamo tre cinghialetti che nella foto del profilo Fb avevano chi i piedini dei figli, chi Anna dai Capelli Rossi, e chi uno sfondo anonimo, ora postiamo 10 foto al giorno, storie e messaggi. Poi chi ti conosce si accorge che hai un tenore di vita più elevato, la macchina nuova, e invece di comprare come prima i vestiti a turno ai tuoi figli, entri in una boutique e puoi permetterti ciò che desideri, come Pretty Woman. Le critiche piovono a secchiate, ci vuole un lavoro su te stessa per fartele scivolare. Poi c’è una legge, che chi fa business sa bene: più cresce la persona e più cresce l’assegno».

Sono tre amiche, tre caratteri e tre mondi differenti, ma insieme una sola macchina da guerra. Lavorano anche 10 ore al giorno, ma dicono che in fondo è un divertimento. Loro sono la punta di un iceberg, ma scalare quelle vette è solo per pochi. C’è tanta manovalanza, tanti portatori d’acqua silenziosi, che non posseggono né il talento e né la fame di arrivare. «L’aspirante venditore con i numeri giusti si riconosce dalle domande che ti rivolge. Se è curioso, se ti tempesta di quesiti, allora può funzionare. Se comincia con, boh, però mi sembra difficile, chissà se sono all’altezza, allora è il classico gne gne gne, che non andrà mai da nessuna parte».

In Primo Piano
L’incidente

Scontro frontale sulla Sassari-Olbia, cinque feriti in codice rosso

Le nostre iniziative