La Nuova Sardegna

Sassari

Bimba senza saturometro, parte la gara di solidarietà

di Gavino Masia
Bimba senza saturometro, parte la gara di solidarietà

La vicenda della ragazzina disabile ha fatto scattare la campagna di solidarietà  Il padre: «È un diritto». L’assessore regionale alla Sanità: «Ora si faccia presto» 

22 settembre 2020
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PORTO TORRES. La vicenda di un nuovo saturimetro ospedaliero per permettere a una bambina portotorrese disabile di 11 anni di respirare e non rischiare continuamente la vita ha scatenato le ire del social con commenti poco lusinghieri verso la struttura sanitaria di riferimento che dovrebbe fornire l’importante apparecchio. La famiglia della bambina – che soffre dalla nascita di una forma di malattia rara non ancora diagnosticata – ha comunque ricevuto anche tante proposte per la donazione dello strumento o addirittura per avviare una raccolta fondi per l’acquisto del saturimetro. Una proposta che i genitori non ritengono giusta, quest’ultima, perché lo strumento salvavita spetta di diritto alla bambina. «Altrimenti non risolviamo il problema – dicono padre e madre – ma lo aggiriamo: abbiamo iniziato la nostra lotta per rivendicare i diritti di nostra figlia e di tutti quelli che ne hanno bisogno, perché tutte queste situazioni devono finire e chi di dovere deve vigilare sulle strutture che dovrebbero dare sostegno e ausili a chi ha estrema necessità».

Domenica sera una signora sarda che vive a Roma, era in vacanza in Sardegna e ha letto sulla Nuova la storia della bambina che aveva avuto una grave crisi respiratoria a causa del malfunzionamento del saturimetro. Ha contattato immediatamente la redazione del giornale mettendo a disposizione da subito il suo numero di telefono per poter fornire lo strumento cercato dalla famiglia di Porto Torres. «Dobbiamo ringraziare la signora per aver cercato di aiutarci – racconta il padre –, considerando che anche lei ha una figlia disabile, però il saturimetro in suo possesso non è quello idoneo per verificare la misurazione del livello di saturazione dell’ossigeno nel sangue. Durante la telefonata abbiamo deciso entrambi di continuare a tenerci in contatto – aggiunge –, perché ha un marito medico che ci dovrà fare avere delle informazioni per quanto riguarda le misure da prendere per la bambina in relazione al Covid-19».

La storia del macchinario salvavita e della difficoltà di reperirlo nella struttura ospedaliera di San Camillo, ha destato l’interesse anche dell’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu, che nella giornata di festa ha chiamato al telefono i genitori della bambina per avere delucidazioni su quanto stava accadendo. «Ho detto alla struttura sanitaria di fare il possibile per accelerare il reperimento dello strumento salvavita per chi ha purtroppo problemi gravi di disabilità in famiglia – assicura Nieddu –, perché non deve soffrire anche i problemi della disabilità del nostro sistema. Ho pregato chi di dovere questa mattina (ieri, ndc), il dottor Flavio Sensi, chiedendogli di fare di tutto per accelerare al massimo i tempi di reperimento dello strumento». Una mobilitazione a tutti i livelli per esaudire un diritto acquisito da parte di chi sta male dalla nascita, purtroppo, e che vive grazie al grande amore della famiglia.

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