Sassari, morì dopo una caduta: due a giudizio
di Nadia Cossu
Accusati di omicidio colposo amministratore e titolare dell’Albergo della salute Villa Celeste. La vittima era di Porto Torres
25 settembre 2020
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SASSARI. Per il sostituto procuratore Paolo Piras la morte del signor Ignazio Manunta (di Porto Torres) – avvenuta il 16 dicembre del 2016 in ospedale dove era stato ricoverato in seguito a una caduta nell’Albergo della salute Villa Celeste di Platamona – sarebbe riconducibile a negligenza, imprudenza e imperizia dell’amministratore unico della società Residenza Platamona e della titolare della struttura.
Sono finiti a processo con l’accusa di omicidio colposo Giovanni Battista Serra, 51 anni, e Simona Pilo, 47 anni, entrambi sassaresi, difesi dall’avvocato Antonio Canu. Per il pubblico ministero il paziente avrebbe necessitato «di attenzione sanitaria continuativa per via delle ripetute cadute accidentali avvenute nell’Albergo della salute Villa Celeste. Struttura inidonea – aggiunge Piras – al trattamento di Manunta, che decedeva per complicanze infettive a seguito di ricovero ospedaliero imposto da una caduta accidentale all’interno dello stesso Albergo».
Ieri mattina, davanti al giudice Mauro Pusceddu, si è di fatto aperto con il primo testimone dell’accusa il processo a carico dei due imputati. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con un avvocato del foro di Foggia sostituito ieri in aula dal legale Marco Costa. In particolare è stata sentita una responsabile del personale dedito all’assistenza degli ospiti alla quale è stata chiesta conferma delle continue cadute dell’anziano nella residenza. La testimone ha spiegato che di tanto in tanto accadeva che il paziente cadesse ma ha anche puntualizzato che non si era mai trattato di «cadute con traumi importanti».
Secondo i parenti della vittima, il giorno in cui l’uomo finì a terra riportando un grave trauma cranico, la figlia avrebbe ricevuto una chiamata da una dipendente che le avrebbe chiesto se ritenesse opportuno chiedere l’intervento di un’ambulanza per il proprio padre. Ignazio Manunta era stato ricoverato prima in Neurochirurgia e poi in Lungodegenza. A distanza di tre mesi era morto.
Si tratterà ora di stabilire – in sede processuale – se ci sia o meno un nesso di causalità tra il decesso dell’anziano e la condotta (per l’accusa superficiale) da parte del personale dell’Albergo della salute.
Dal canto loro gli imputati hanno sempre sostenuto che il personale abbia lavorato con scrupolo e attenzione nei confronti della vittima e di tutti gli altri pazienti ospiti della struttura.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sono finiti a processo con l’accusa di omicidio colposo Giovanni Battista Serra, 51 anni, e Simona Pilo, 47 anni, entrambi sassaresi, difesi dall’avvocato Antonio Canu. Per il pubblico ministero il paziente avrebbe necessitato «di attenzione sanitaria continuativa per via delle ripetute cadute accidentali avvenute nell’Albergo della salute Villa Celeste. Struttura inidonea – aggiunge Piras – al trattamento di Manunta, che decedeva per complicanze infettive a seguito di ricovero ospedaliero imposto da una caduta accidentale all’interno dello stesso Albergo».
Ieri mattina, davanti al giudice Mauro Pusceddu, si è di fatto aperto con il primo testimone dell’accusa il processo a carico dei due imputati. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con un avvocato del foro di Foggia sostituito ieri in aula dal legale Marco Costa. In particolare è stata sentita una responsabile del personale dedito all’assistenza degli ospiti alla quale è stata chiesta conferma delle continue cadute dell’anziano nella residenza. La testimone ha spiegato che di tanto in tanto accadeva che il paziente cadesse ma ha anche puntualizzato che non si era mai trattato di «cadute con traumi importanti».
Secondo i parenti della vittima, il giorno in cui l’uomo finì a terra riportando un grave trauma cranico, la figlia avrebbe ricevuto una chiamata da una dipendente che le avrebbe chiesto se ritenesse opportuno chiedere l’intervento di un’ambulanza per il proprio padre. Ignazio Manunta era stato ricoverato prima in Neurochirurgia e poi in Lungodegenza. A distanza di tre mesi era morto.
Si tratterà ora di stabilire – in sede processuale – se ci sia o meno un nesso di causalità tra il decesso dell’anziano e la condotta (per l’accusa superficiale) da parte del personale dell’Albergo della salute.
Dal canto loro gli imputati hanno sempre sostenuto che il personale abbia lavorato con scrupolo e attenzione nei confronti della vittima e di tutti gli altri pazienti ospiti della struttura.
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